Saggi

Il diritto tra Dio e ragione

di M. F.

Il processo penale e il diritto affondano le radici nel mondo greco e in un duplice approccio, razionale e metafisico assieme, di cui rimane traccia anche nell'attuale ritualità giuridica. La dialettica come logos, come ragione, deve prevalere sulla doxa, la mera opinione

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Nel suo 'Il logos del processo', Roberto Paradisi identifica nei “filosofi greci l'origine e lo sviluppo (insuperato) dello studio dell'argomentazione giuridica”, in particolare per quanto concerne il processo penale: l'impostazione rituale classica basata su “tesi e antitesi, accusa e difesa. E poi il giudice terzo tra le parti” conserva una “sconvolgente attualità” e si è imposta quale “modello universale di accertamento della verità”. Ma il diritto ha una radice duplice, giusnaturalistica e metafisica assieme, che Giorgio Colli sintetizza nell'ossimoro secondo cui “misticismo e razionalismo non sarebbero in Grecia qualcosa di antitetico”, quella duplicità che Raffaello raffigura nell'affresco della 'Scuola di Atene', dove Platone indica il cielo e Aristotele la terra.

L'originaria concezione metafisica e ontologica del diritto è quella che si riflette nel tentativo di riportare “il molteplice all'uno”, di implementare nelle leggi l'unicità del logos, il “disvelarsi dell'uno unificante”, inteso come la sola “armonia di contrari” possibile davanti alla constatazione realistica che ogni “divenire nasce dall'eterno conflitto”. L'ineludibile e dolorosa contraddizione di cui la tragedia di Antigone rimane l'archetipo narrativo più noto ed efficace: la nostra idea di bene cede, nella dimensione della giustizia, alla dialettica come metodo di raggiungimento della verità. Nel rito processuale, infatti, “non vivono i fatti ma solo loro rappresentazioni” ed è dunque con la parola che si persuadono i giudici nei tribunali, così come il pubblico nelle assemblee, e che si forma il consenso che fonda il potere legislativo ed esecutivo.

Ecco perché la dialettica non va ridotta a retorica, a “dono della parola pronta e persuasiva” e perché la parola va sottratta all'“orientamento fortemente relativista” che Paradisi opportunamente ricorda attraverso la diatriba tra Platone e i sofisti. Non si tratta forse di rimettere “in comunicazione gli dei con gli uomini”, per usare una citazione enfatica del saggio, ma di tener desta l'attenzione – come Platone fa dire a Socrate – sulla “persuasione che induce a credere ma che non insegna nulla intorno al giusto e all'ingiusto”. Un'avvertenza che torna di estrema attualità in epoca di fake news nella quale “ci si può schierare da qualunque parte difendendo la propria posizione con la stessa convinzione” senza essere “in grado di definire razionalmente l'idea del bene” e pretendendo di imporsi “non con la scienza ma con l'opinione”. Cioè con il mondo soggettivista della dòxa avversato da Platone.

'Il logos del processo' offre così un importante spunto di riflessione sull'attualità ma anche sul futuro del diritto, nel momento in cui le tecnologie aprono potenzialità innovative clamorose all'accertamento e alla valutazione di fatti e prove. “Nella società greca arcaica è la parola magico-religiosa”, ricorda Paradisi, “a indicare la verità e la giustizia”. Se il processo classico “si svincola da prove ordaliche dai rituali legati alla divinazione e alla mantica” esso non esce sostanzialmente “da una dimensione sacra” ed “è tutt'altro che un processo laico nel senso moderno del termine”. Ma “ancora oggi nel laico e razionale Occidente il processo penale” non rinuncia a “cercare la propria più ancestrale legittimazione quale strumento di conoscenza nel mondo del sacro”, poiché “lo spazio della giustizia in realtà non ha mai smesso di essere simbolico”. Basti pensare al giuramento ancora praticato nelle aule di tribunale. In futuro potremo forse pensare a un algoritmo che sostituisca l'aleatorietà del giudizio umano?

Lo stimolante saggio sciorina un apparato di fonti ampio - dai classici, in primis Platone, Sofocle ed Eraclito, a studiosi quali Colli ed Enrico Berti, fino a Kant, Hegel ed Heidegger - e traccia un percorso netto. Entrambi potrebbero però essere integrati, considerando quanto meno il basilare contributo offerto alla cultura giuridica dai romani.

 

titolo: Il logos del processo
categoria: Saggi
autore/i: Paradisi Roberto 
editore: Giappichelli
pagine: 160
prezzo: € 16.00