Focus: Leopardi e l'Infinito

Leopardi e Vico: elogio della solidarietà

di Sandra Fiore

La mostra 'Il corpo dell'idea', in corso a Napoli, è dedicata al confronto tra il filosofo napoletano e il poeta di Recanati. L'esposizione nasce da un progetto congiunto tra la Biblioteca Nazionale della città, l'Istituto per la storia del pensiero filosofico e scientifico moderno del Cnr e il Centro nazionale di studi leopardiani

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Il corpo dell'idea

Quanto sono attuali le riflessioni di Giambattista Vico e Giacomo Leopardi, colonne portanti del pensiero italiano ed europeo, e quali temi accomunano i due autori? Nel bicentenario dell''Infinito' (1819) e appena celebrati i 350 anni dalla nascita di Vico (Napoli 1668-1744), la mostra 'Il corpo dell'idea', allestita fino al 21 luglio presso la Sala Dorica di Palazzo Reale a Napoli, richiama l'attenzione sulla modernità delle considerazioni espresse, in particolare dal filosofo napoletano ne 'La scienza nuova' e da Leopardi nello 'Zibaldone'. L'evento, attraverso il confronto tra i due autori e anche attraverso installazioni multimediali, fa emergere punti di contatto e di riflessione che ancora catturano l'interesse dell'uomo contemporaneo. 

L'iniziativa ricade nell'ambito delle attività dell'Istituto per la storia del pensiero filosofico e scientifico moderno (Ispf) del Consiglio nazionale delle ricerche con sede a Napoli, in accordo con la Biblioteca Nazionale partenopea. Dagli studi sono emersi alcuni nuclei concettuali inerenti a forme di conoscenza (sapienza poetica, favola, mito), linguaggio, barbarie e civiltà. “Viviamo tempi incerti che appaiono segnati anche da un progressivo spegnersi del sentimento di fraternità, dalla paura e dall'insicurezza nei confronti del futuro. Questa sfiducia diffusa richiede con prepotenza un ripensamento delle tradizionali categorie filosofiche, della cultura e dell'educazione”, spiega Alessia Scognamiglio del Cnr-Ispf, che ha collaborato alla realizzazione della mostra. “Ecco perché abbiamo accostato Vico e Leopardi: l'immaginazione, la memoria, la fantasia, la rivalutazione della funzione del mito e della poesia nella costruzione e nella definizione dell'umano sono un messaggio forte e potente che entrambi hanno trasmesso”.

I due filosofi ci mettono in guardia dal rischio di naufragare nella barbarie, in una società sempre più disumanizzata e spersonalizzante. “Il filo rosso che lega il loro dialogo parte dal mito delle origini, passa attraverso l'analisi della sapienza poetica, i canti arcaici e l'opera omerica, per arrivare alla costruzione delle civiltà”, conclude la ricercatrice. Mentre in Vico la decadenza è lo stadio finale di un processo dopo il quale si torna alla fioritura della civiltà, per Leopardi degrado e morte sono condizioni ineluttabili per l'uomo rispetto a cui egli auspica una catena di solidarietà, come si coglie ne 'La ginestra', poesia composta a Napoli nei giorni dell'eruzione del Vesuvio.

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