Faccia a faccia: Mission impossible

Giovanni Soldini, sulle ali del vento

Il trimarano Maserati
di Claudio Barchesi

Velista specializzato in navigazioni solitarie, ha partecipato alle più importanti regate open, sia da solo che in doppio e in equipaggio. Numerosi i primati che ha stabiliti a bordo del Vor70 Maserati per affrontare ora nuove avventure con Multi70, un trimarano di 21,20 metri. Tra le sue imprese, anche il salvataggio della della collega francese Isabelle Autissiere. Soldini ci parla anche del suo impegno per l'ambiente, condotto assieme al nostro Antonello Provenzale, direttore dell'Istituto di geoscienze e georisorse

 

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Giovanni Soldini (Milano, 16 maggio 1966) è un velista italiano, specialista in navigazioni solitarie. A 16 anni compie la sua prima traversata dell'Atlantico. A 23 anni vince la Atlantic Rally for Cruisers, regata per imbarcazioni da crociera. Esordisce come navigatore solitario durante La Baule-Dakar del 1991. L’8 maggio 1999 vince la "Around alone", regata velica in solitario intorno al mondo. A rendere epica l’impresa il salvataggio di un’altra concorrente, Isabelle Autissier, che con la sua barca si era rovesciata nel mezzo dell’Oceano Pacifico. La sua carriera lo vede negli anni partecipare a tutte le regate più importanti della vela open, sia in solitario che in doppio e in equipaggio: partecipa a 6 edizioni della Québec-Saint Malo, 6 edizioni della OSTAR (the Original Star) e a più di 40 transoceaniche. A bordo del Vor70 Maserati ha stabilito importanti primati come il record Cadice-San Salvador (2012) e la New York-San Francisco Gold Route (13.225 miglia in 47 giorni, 42’e 29”). Nel 2016 Soldini è tornato a veleggiare sui multiscafi e con il suo team è iniziata la nuova sfida con Maserati Multi70, un trimarano di 21,20 metri, largo 16,80 con un albero alare di 29 metri e un dislocamento di 6,3 tonnellate, progettato dallo studio Van Peteghem Lauriot-Prévost (VPLP).

“Navigare necesse est” diceva Pompeo. Per lei cosa significa navigare?

E’ la vita. Amo viaggiare utilizzando la vela, un mezzo poco impattante sull’ambiente che usa l’energia del vento ed è super-efficiente.  Il mio catamarano Maserati è in grado di fare delle velocità pazzesche (46 nodi); se si dovessero fare con dei motori, ce ne vorrebbero da migliaia di cavalli.

Quando ha iniziato?

Da bambino, con mio padre, sulla categoria Flying junior; rapito da questa passione a sedici anni ho compiuto la prima traversata dell’Atlantico, come membro di un equipaggio. Era la realizzazione di un sogno: penso sia stato il viaggio più bello della mia vita. Poi ho continuato, da un imbarco all’altro, da una parte all’altra del mondo. 

Se non fosse stato un marinaio?

Mi sarebbe piaciuto volare in aliante. Sempre sulle ali del vento.

A scuola andava o la marinava?

A scuola ero un po’ un disastro veramente. Ero dislessico. Ai miei tempi questa era una cosa poco riconosciuta. I miei avrebbero preferito che fossi studioso e pensassi all'università, ma hanno poi accettato che il navigare fosse la mia vera sola passione. Il mare è stata la mia scuola.

Le sue imprese sono nella leggenda della vela; qual è stata la sua missione impossibile?

La vittoria del giro del mondo del 1999 (Around Alone). Vincere un giro del mondo in solitario era un sogno, davvero non sembrava possibile. Anche il recupero nel Pacifico australe di Isabelle Autissier durante questa regata è stata una missione quasi impossibile: che chiamerei tuttavia più che impossibile, fortunata. Isabelle era distante 2400 miglia dalle coste neozelandesi e 1800 miglia dal Sudamerica, in quel settore del Pacifico meridionale dove non passano navi, dove correnti, venti e tempo sono sempre impegnativi. Tuttavia non si è trattato di eroismo. Ho fatto solo il mio dovere di uomo e di marinaio.

Il più bello dei mari è quello che non navigammo, scriveva il poeta Nazim Hikmet. C’è qualche oceano che ancora le manca?

Be’ mi mancano ancora un sacco di posti. Il mondo è piccolo, ma non troppo. La voglia di conoscere è una spinta decisiva. Luoghi nuovi, altre culture, altre persone. Altri sogni. Mi piace viaggiare.

Recentemente ha collaborato con il climatologo del Cnr Antonello Provenzale, quale l’obiettivo?

Abbiamo scritto un articolo insieme sui cambiamenti del clima e del mare in occasione della Giornata Mondiale dell’Oceano. E’ stata un’esperienza che mi ha arricchito molto, permettendomi di approfondire la conoscenza della relazione dell’uomo con l’ambiente. In tanti anni di traversate ho visto cambiare molto l’oceano; basti pensare agli iceberg, che sono oggi sempre più numerosi e si trovano in aree che ne erano storicamente libere. Gli eventi meteorologici diventano poi sempre più violenti. L'emergenza climatica è sotto gli occhi di tutti.

Giovanni Soldini

Secondo la sua percezione, il cambiamento climatico come investe il Mediterraneo?

Il Mediterraneo è un mare particolarmente esposto ai cambiamenti, è piccolo, è chiuso e si scalda prima. Gli eventi metereologici violentissimi, che oggi vediamo alla fine dell’estate, rappresentano una novità per quest’area. Sul nostro trimarano abbiamo installato una centralina che misura la percentuale di CO2, la temperatura e la salinità del mare. La temperatura dell’acqua del Mediterraneo è ormai arrivata a dei livelli davvero demenziali. Quest’estate abbiamo misurato acqua a trenta gradi. Queste temperature favoriscono fenomeni meteo tropicali, come quello che il 18 agosto ha investito il nostro cantiere nautico a Marina di Carrara, provocando seri danni. Si è trattato di una violenta tromba d’aria, che ha sollevato Maserati Multi70 e l’ha scagliata a terra a diversi metri di distanza. Stiamo parlando di un trimarano di 21,20 metri.

C’è anche molto inquinamento: idrocarburi, plastiche. Cosa possiamo fare?

Certamente, dobbiamo stare attenti a come ci poniamo verso l’ambiente come consumatori. Poi ci vorrebbe un intervento politico a livello internazionale. Negli anni sono stati fatti dei passi avanti per ridurre l’inquinamento da idrocarburi, ma oggi l’emergenza del mare è la plastica. Si devono trovare delle alternative, occorre cambiare la produzione di certi beni. In certe zone degli oceani esiste una densità di plastica galleggiante sconsiderata; se pensiamo che quella visibile è solo una piccola parte di quella presente, ci rendiamo conto dell’enormità del problema; nel Mediterraneo c’è tantissima microplastica; è un problema che continuerà ad aumentare se non cambiamo il nostro modo di produrre, consumare e vivere.

La sua barca Maserati è un concentrato di tecnologie. Certe soluzioni innovative possono poi trovare applicazione per una nautica più sostenibile?

I limiti tecnici sono una sfida da sempre, fin dai tempi dei fenici. Passo dopo passo, dalle navi antiche a vela quadra siamo arrivati oggi ai futuristici scafi di coppa America, che vanno di bolina a 35 nodi. Sono convinto che tutti gli sviluppi tecnologici possano arrivare al mercato, e dare vita a barche più efficienti, sicure e a basso impatto sull’ambiente. Maserati Multi 70 è una barca che utilizza, oltre a quella del vento, l’energia del sole, ed è energeticamente quasi del tutto autonoma. Abbiamo a bordo più pannelli solari. Produrre l’energia elettrica con fonti rinnovabili rende la barca più veloce ed efficiente, perché si può ridurre il peso del gasolio imbarcato. Insomma siamo sempre alla ricerca di nuove soluzioni, costantemente.

Ulisse voleva soltanto tornare. Lei sente mai la voglia di gettare l’ancora?

Per ora mi diverto ancora a navigare. E’ la mia natura, la mia passione, mi piace e mi fa stare bene.

Diciamo che l’ancora in barca ancora non l’ha messa.

Esatto.

La Prossima avventura è una missione impossibile?

Dire di no, anzi ce la metteremo tutta per vincere. Abbiamo due regata ad ottobre, una è la Rolex Middle Sea Race; poi faremo una transoceanica a gennaio.