Faccia a faccia: Se la fantasia diventa realtà

"Riappropriamoci del noi"

Loredana Lipperini (Credits: Musacchio, Ianniello & Pasqualini)
di Francesca Gorini

Narratrice e attivista culturale, Loredana Lipperini è una delle voci radiofoniche più note e amate dal pubblico. A poche settimane dalla conclusione della sua esperienza professionale in Rai, riflette sulla “fine delle storie” e racconta alcuni progetti per il futuro

Pubblicato il

Si definisce un’attivista culturale e una narratrice, e in effetti la sua voce, inconfondibile, da anni narra al pubblico le tante storie che passano attraverso “Fahrenheit”, uno dei più longevi programmi di Rai Radio 3. Giornalista e scrittrice - è autrice di romanzi, saggi e libri per ragazzi - Loredana Lipperini è stata una pioniera del giornalismo radiofonico: prima a Radio Radicale, della quale è stata una delle prime voci, poi in Rai, dove è approdata nel 1979. Qui ha svolto esperienze diversificate, dall’attualità ai programmi di musica classica, fino alla conduzione di "Lampi", programma culturale quotidiano in onda dal 1995 al 1999, quindi di “Fahrenheit”. In parallelo, collabora con “La Stampa”, “Linus”, è opinionista de “L’Espresso”, e tramite il suo blog Lipperatura da 20 anni osserva e commenta la realtà culturale e sociale che ci circonda. 

Muoversi tra realtà e fantasia le è familiare: a poche settimane dal termine della sua esperienza professionale con la Rai per sopraggiunto pensionamento, ci anticipa la prossima uscita del suo ultimo libro “Il Re dei mostri” (Salani), sequel del fortunato romanzo per ragazzi “Il Senzacoda”, “una storia di gatti, mostri, amicizia e diversità”, in libreria dal 30 aprile. 

Sta per concludersi la sua esperienza con “Fahrenheit”, un programma che da anni accompagna il pubblico in un mondo di storie, racconti, personaggi, idee. Come spiega il suo successo? Le persone amano ancora sentire raccontare storie? Ne hanno bisogno?
Tutti ne abbiamo bisogno: le storie liberano la nostra parte irrazionale, contribuiscono alla nostra identità, ci aiutano a uscire dalle prigioni che noi stessi ci costruiamo. “Fahrenheit” è un programma che va in onda da 25 anni, significa oltre 7.000 puntate e più di 25.000 ore di trasmissione: un patrimonio di storie e di ospiti, donne e uomini, filosofi, scrittori, poeti impegnati nella trasmissione della cultura. Rappresenta un modello di divulgazione culturale che evidentemente il pubblico cerca e apprezza. 

È lo stesso motivo per cui il pubblico ama e segue i tanti eventi e festival culturali e letterari sparsi in tutta Italia? 
Sì, anche se ho la sensazione che il format classico dei festival - eventi che in pochi giorni racchiudono un intenso programma di incontri e dibattiti - sia destinato a evolvere, soprattutto nelle piccole realtà regionali. Questi eventi, infatti, hanno successo proprio in quanto radicati sul territorio, in questo senso una nuova strategia potrebbe essere quella di fare rete, creare network per favorire nuove occasioni d’incontro. 

In una società dominata dai social e dalla narrazione dell’“adesso”, quanto spazio rimane, ancora, per l’immaginazione, la fantasia?
Non sono i social il problema, ma la tendenza a raccontare sempre e solo noi stessi; è lì che perdiamo quello che io chiamo il pensiero magico, la nostra capacità di immaginare e sognare. Come quando utilizziamo i social per spiare avidamente le vite degli altri, dei nostri conoscenti e dei personaggi pubblici. La costante ricerca del “vero” ha trasfigurato la narrazione, dobbiamo riappropriarci della fantasia. 

Loredana Lipperini (Credits: Pasquale Di Blasio)

Loredana Lipperini

Un tempo la narrazione collettiva avveniva attraverso i miti, le storie tramandate. Oggi? 
Non esiste più una narrazione collettiva e vedo difficile recuperarla in questa era del disincanto in cui viviamo. Ne risente anche la letteratura, che sempre più è diventata una “finestra” della narrazione dell’io. È come se mancasse un noi. 

Da profonda conoscitrice della radio, ritiene che questo mezzo possa favorirne un ritorno?
La radio, questo mezzo formidabile per raccontare la realtà, compie 100 anni di vita. Ho avuto la fortuna di vivere la sua dimensione “artigianale”: quando ho cominciato, oltre 30 anni fa, in redazione dovevamo essere in grado di fare tutto, dalla conduzione al mixer, era entusiasmante. Oggi le modalità di lavoro sono cambiate, eppure la radio riesce ancora ad avere una forte presa sul pubblico, è viva e in questo senso è parte dell’identità della nostra società. 

Segue la scienza e la ricerca?
Moltissimo, la scienza è la componente che ci permette di allargare lo sguardo dalla nostra piccola dimensione quotidiana, di accrescere il nostro bagaglio di conoscenze ed è indispensabile anche alle storie. Ma occorre stare attenti a non cadere nello scientismo, come in parte è successo nel periodo della pandemia, ricordando che la scienza è soprattutto un percorso fatto di errori e di tentativi.  

Tematiche