Focus: Raffaello

Se lo schermo sostituisce il quadro

Locandina
di Francesca Gorini

L'attesa mostra di Raffaello delle Scuderie del Quirinale, chiusa al pubblico a pochi giorni dall'inaugurazione a causa del decreto anti-coronavirus, è visitabile on line. L'attuale obbligo di isolamento ha reso Internet il mezzo privilegiato per fruire di contenuti in ambito artistico, ma virtuale e digitale sono da tempo e saranno sempre più affiancati alla fruizione tradizionale di esposizioni, beni culturali e musei

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Inaugurata il 5 marzo e chiusa al pubblico tre giorni dopo per il decreto governativo volto a contenere il propagarsi del Coronavirus, l'attesissima mostra “Raffaello 1520-1482”, organizzata a Roma presso le Scuderie del Quirinale in occasione del 500esimo anniversario dalla sua morte, si è trasferita sul web: è aperta virtualmente, con possibilità di accedere a “video passeggiate” nelle sale, approfondimenti sulle opere, incontri con i curatori, curiosità e molto altro tramite i social (Facebook: @ScuderieQuirinale, Instagram: @scuderiequirinale, Twitter: @Scuderie, YouTube: Scuderie del Quirinale).

Oggi l'isolamento forzato ha reso Internet il mezzo privilegiato per fruire di contenuti culturali, ma il fenomeno in ambito artistico era iniziato già da tempo, ben prima delle misure anti-pandemia, con mostre e musei trasformati in percorsi multimediali e installazioni immersivo-interattive, in grado di offrire agli spettatori punti di vista inediti e un approccio più coinvolgente. “Raffaello 2020”, solo per fare alcuni esempi, ospitato nel Museo della Permanente di Milano l'ottobre scorso, era una mostra caratterizzata dal non avere neppure un'opera esposta. A Palermo, presso la Fondazione Sant'Elia, fino alla sospensione imposta dal decreto, era in corso un'analoga esperienza su Michelangelo Merisi:“Caravaggio Experience. La fuga e l'indagine”, mentre a Firenze è allestita in forma permanente la mostra interattiva “Da Vinci Experience”, che è stata esposta anche a Pechino e Shanghai. Un approccio che ha ottenuto il placet anche dalle voci più autorevoli del settore come Claudio Strinati, che incontriamo nel Faccia a faccia di questo numero dell'Almanacco.

“L'informatica e le tecnologie di animazione possono ampliare enormemente le modalità di fruizione del patrimonio artistico. Da Van Gogh agli impressionisti, fino a Gustav Klimt sono molti i protagonisti di queste nuove modalità, che piacciono perché offrono un'immersione sensoriale che le classiche esposizioni non consentono”, precisa Augusto Palombini, ricercatore dell'Istituto di scienze del patrimonio culturale (Ispc) del Cnr di Roma. “Le esposizioni virtuali permettono di raggiungere pubblici vasti con costi più contenuti rispetto all'allestimento tradizionale, senza il rischio di danneggiare capolavori inestimabili. E di mettere assieme opere che magari si trovano ai lati opposti del Pianeta”.

Installazione multimediale

Opportunità impensabili fino a qualche anno fa, anche se le tecnologie digitali alla base di questo filone sono conosciute e utilizzate da tempo dalla comunità scientifica. Il Cnr, ad esempio, ha realizzato il Museo virtuale della Cappella degli Scrovegni già nel 2003 con l'allora Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali e il Museo virtuale dell'Iraq realizzato dall'Istituto per i beni archeologici e monumentali nel 2009, in accordo con il Ministero degli affari esteri. Ma ciò che è cambiato nelle più recenti esperienze è la modalità narrativa, il nuovo storytelling basato prevalentemente sul coinvolgimento emozionale dello spettatore. “Per questo modo di raccontare un artista o un periodo storico da prospettive inedite il virtuale, al di là dell'attuale contingenza, potrà sempre più efficacemente affiancarsi - non sostituirsi - alla fruizione tradizionale”, conclude Palombini. “Se il nostro Paese punterà in questa direzione potrà dare nuovo impulso al settore dei beni culturali, che sono come altri colpiti dalla crisi attuale, favorendo lo sviluppo di nuovi scenari e professionalità, con importanti ritorni anche economici”. 

 

Fonte: Augusto Palombini, Istituto di scienze del patrimonio culturale (Cnr-Ispc) , email augusto.palombini@.cnr.it