Faccia a faccia

Licia Troisi: una scrittrice tra le stelle

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di Laura Cardinale

Dalla formazione classica al dottorato in astrofisica. Licia Troisi, scrittrice fantasy da quattro milioni di copie, coniuga la passione per la lettura a quella per la scienza. Perché “la creatività è solo un modo particolare di guardare al mondo

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Nata a Roma nel 1980, a soli 21 anni Licia Troisi scrive la prima trilogia della saga fantasy delle 'Cronache del mondo emerso’, destinata a vendere milioni di copie in tutto il mondo e a essere tradotta in 19 paesi. Da allora ha pubblicato più di 15 romanzi. Nel 2004, anno di uscita della sua prima opera, si laurea in astrofisica, disciplina in cui ha conseguito il dottorato.

Dal liceo classico all’astrofisica: da dove nasce la sua passione per la scienza?

La scienza è sempre circolata in casa: i miei genitori hanno entrambi frequentato facoltà scientifiche, credo sia una passione che mi hanno trasmesso parallelamente a quella per la lettura. Poi, a 11 anni, vidi un documentario sulla vita e le opere di Stephen Hawking che mi fece avvicinare all’astrofisica.

Da dove prende ispirazione per i suoi romanzi?

Da qualsiasi cosa. Tutto ciò che nella vita mi colpisce finisce nei miei scritti:  libri, canzoni, fumetti, film, ma anche fatti di cronaca o un panorama, oltre, ovviamente, a eventi che mi capitano nella vita. La creatività è solo un modo particolare di guardare al mondo.

La sua passione per la scienza contribuisce in qualche modo alla stesura dei suoi romanzi?

Inizialmente pensavo di no, ma in verità ha una sua influenza: innanzitutto, la disciplina che mi autoimpongo nella scrittura e che supporta la creatività deriva dalla formazione scientifica. In alcuni casi, poi, le conoscenze che ho acquisito sono d’ispirazione per le mie storie: penso a 'La ragazza drago’, o anche a 'I regni di Nashira’, in cui al centro dell’intreccio c’è un sistema di nova, un'enorme esplosione nucleare.

Le sue protagoniste sono donne forti che devono dimostrare le loro capacità in un ambiente che, inizialmente, le sottovaluta. C’è un parallelismo con le donne che lottano per affermarsi in ambito scientifico?

L’ambiente scientifico non è scevro da sessismo; nella mia carriera ho conosciuto poche professoresse e poche donne a capo di gruppi di ricerca. Però nessuno mi ha mai fatta sentire da meno dei miei colleghi maschi: sono sempre stata trattata come gli altri. Mi è capitato piuttosto di sentirmi vittima di discriminazione tra colleghi in ambito letterario. Comunque, il problema è profondo e parte dall’educazione: c’è una netta tendenza a dire ai bambini fin da piccoli cosa possano o non possano fare a seconda del sesso. A mio parere è  in quella fase che bisogna agire, spiegando che il genere non ha nulla a che vedere con i gusti personali e con la carriera che si vuole intraprendere, ma è solo questione di biologia.

In quale dei suoi personaggi si rispecchia di più e perché?

Tutte le mie protagoniste hanno qualcosa che mi appartiene, ma la più autobiografica è Sofia, la protagonista de 'La ragazza drago’, che riassume in sé le mie paure e le mie insicurezze. Forse all’esterno non si percepisce, ma sul lavoro, sia come astrofisico sia come scrittrice, sono estremamente insicura.

Nella vita e nei suoi libri, ha qualche figura di riferimento a cui si è ispirata?

No, ci sono artisti e scrittori che amo molto, ma i miei modelli sono più vicini: i miei genitori, i miei professori, le persone che nel corso della vita mi hanno cambiata e hanno contribuito a fare di me la persona che sono.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Sto lavorando a un paio di progetti nuovi, ma sono in fase davvero iniziale. Sto comunque dedicandomi soprattutto al secondo libro della saga di Pandora, che dovrebbe uscire a inizio 2016. Ho iniziato inoltre a raccogliere le prime idee per la prossima saga. Ma ci vorrà ancora tempo...

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