Faccia a faccia

"Sono un divulgatore polemista"

gervaso
di Paolo Capasso

Così si autodefinisce Roberto Gervaso, giornalista, storico, scrittore, famoso per i suoi aforismi taglienti.  "Non potrei mai scrivere un romanzo, un racconto, perché non posseggo questo tipo di fantasie"

Pubblicato il

Condividi

Giornalista, storico, scrittore, famoso per i suoi aforismi taglienti. Roberto Gervaso, nato a Roma il 9 luglio 1937, si considera "un divulgatore e un polemista. Non potrei mai scrivere un romanzo, un racconto, perché non posseggo questo tipo di fantasie".

La sua carriera di giornalista si è divisa tra televisione, carta stampata e radio: quale mezzo predilige?

Sicuramente la carta stampata, in quanto ritengo che sia la migliore espressione del giornalista. È lì che si vedono la classe, il talento, la cultura.

Grande amico e collaboratore di Indro Montanelli, che ricordo ne conserva?

Un maestro. Mi ha insegnato a scrivere con impegno, è stato un esempio difficile da imitare. Scomodissimo ma un vero caposcuola. Era molto esigente sul lavoro, mirava alla disciplina, dovevo rispettare ritmi di lavoro frenetici, dando priorità assoluta all'impegno professionale.

Ha intervistato personaggi del calibro di Gorbaciov, Rockefeller, artisti come Segovia. E scienziati?

Mi ricordo Christian Barnard, lo incontrai dieci anni fa a un convegno internazionale di cardiologia a Rimini. Stava leggendo una copia del New York Times e nel salutarmi, dal suo taschino, uscì fuori una confezione di profilattici. Un uomo coraggioso che ha avuto la capacità di anticipare tutti, sfidando la medicina mondiale con le sue facoltà chirurgiche. È stato il pioniere del trapianto di organi e di cuore, un uomo brillante e metodico a cui piacevano tantissimo le donne: sposò una miliardaria australiana ma aveva amanti ovunque. Ho intervistato anche Antonio Zichichi, un grande divulgatore dalle idee scientifiche chiarissime, capace di renderle spicciole e appetibili alla gente comune. Anche Renato Dulbecco mi ha impressionato, un personaggio serio, severo ma molto chiaro anche lui nell'esternare le proprie idee.

Dicendo di se stesso "sono un divulgatore e un polemista", cosa intende?

Che quando si redige un articolo si deve essere in grado di farsi capire da tutti anche da chi non è erudito culturalmente. Il motto di Montanelli era ‘scrivi in modo che ti capisca un lattaio dell'Ohio' rifacendosi a una frase di Webb Miller, famoso giornalista di guerra statunitense. Sono un polemista perché quando serve prendo posizione, il mio pensiero è scevro da ogni condizionamento.

Alla divulgazione servono gli aforismi, il suo cavallo di battaglia?

Circa 25 anni fa, stavo scrivendo una storia della filosofia, a furia di studiare libri su libri, autori su autori, finii per non capirci più nulla. Persi la pazienza e gettai tutto alle ortiche. Da lì mi venne l'idea di scrivere aforismi.

A scuola che rendimento aveva nelle materie scientifiche?

Sinceramente non sono mai stato un secchione, anzi ero un asino sia in matematica sia in fisica. Mi piacevano invece le materie letterarie e capii subito che il greco era la disciplina più importante, in quanto apre la mente. Penso anche che tutta la tecnologia scientifica derivi dal greco, in questo senso.

Se non avesse  intrapreso la carriera letteraria le sarebbe piaciuto fare il ricercatore?

No, perché di ricerca non ci capisco nulla. Avrei potuto fare il pasticciere, visto che sono golosissimo di dolci, o il cantante confidenziale: ai miei tempi Frank Sinatra era il mio idolo. Cercavo di imitarlo in tutto e per tutto, vestendomi e atteggiandomi come lui.

Ma la sua passione non è la musica classica?

Certo. Bach è il migliore di tutti, il maestro di tutti.

Quale ricerca vorrebbe che fosse ultimata?

L'elisir di lunga vita: consentire all'uomo di vivere bene una lunga vecchiaia senza troppi intoppi. Certo, l'idea di approdare su Marte è affascinante, ma prima viene la salute dell'uomo, altrimenti tutto diventa vano.

Paolo Capasso

Argomenti