Specialistica

L’era geologica (e non solo) prossima ventura

Copertina del libro L'Italia dell'antropocene
di Maurizio Gentilini

Nel libro "L'Italia dell'Antropocene" (Carocci), Gabriella Corona, direttrice dell’Istituto di studi sul Mediterrane del Cnr, dà una inedita lettura della storia d’Italia dell’ultimo secolo attraverso la categoria dell’Antropocene, che definisce i caratteri comuni e le possibili peculiarità rispetto ai lineamenti della storia globale in rapporto ai cambiamenti climatici

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Il termine Antropocene venne coniato all’inizio del nuovo millennio dal premio Nobel per la chimica Paul Crutzen. Il meteorologo olandese ne identificò anche l’origine ideale nel 1945, a seguito del progetto di ricerca internazionale denominato “Anthropocene Working Group” (Awg), che stabilì la fine dell’era geologica postglaciale denominata Olocene. Nell’epoca succeduta a questa, l’ambiente terrestre, nell’insieme delle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, risulta fortemente condizionato dagli effetti dell’azione umana, con particolare riferimento all'aumento delle concentrazioni di CO2 e CH4 nell'atmosfera.

La letteratura scientifica che ne è seguita ha progressivamente affinato la nozione di Antropocene, sottoponendola ad analisi sempre più raffinate, sia a livello globale che locale, prima dal punto di vista delle cosiddette “scienze del sistema terra” e con il successivo coinvolgimento di svariati ambiti disciplinari e dei relativi linguaggi e metodi di ricerca. Ne è conseguito il riconoscimento dell’umanità e dell’attività antropica come forza geologica ed ecologica in grado di trasformare le leggi della natura e di farne parte, ridefinendo nel contempo il modo di rappresentare il rapporto tra ambiente e società.

In questa amplissima prospettiva di ricerca, la necessità di definire la materia secondo i criteri di spazio e di tempo, soprattutto al fine di storicizzare i fenomeni - in primis la crisi climatica e le problematiche ambientali - e consentire di leggere la loro portata e i loro effetti attraverso il dibattito culturale, i processi sociali, i modelli di sviluppo, le scelte politiche. Una prospettiva fatta propria da Gabriella Corona, dirigente di ricerca Cnr e direttrice dell’Istituto di studi sul Mediterraneo, nel recente volume dal titolo “L’Italia dell’Antropocene” (Carocci).

L’autrice propone una serie di percorsi di lettura della categoria “Antropocene” applicati al contesto territoriale e sociale italiano e volti a individuare e interpretare le modalità con cui il nostro Paese ha partecipato a questi cambiamenti, valutandone cause, ricadute, implicazioni, responsabilità, e identificando fasi, cesure, peculiarità e tratti comuni alla dimensione globale. Ne risulta un quadro sinottico decisamente problematico, che riassume la storia degli aspetti controversi dello sviluppo e della modernizzazione del nostro Paese lungo tutto il Novecento, con basi nel secolo precedente e nei processi di industrializzazione, nella “rivoluzione agraria”, nella “rivoluzione igienica”, nel welfare, nella concezione di salute individuale e pubblica.

Processi di lungo periodo, che portano alla consapevolezza del “cambio di epoca” che stiamo vivendo ai nostri giorni e alla definitiva acquisizione del concetto di una realtà globale dove tutto è interconnesso e correlato, in cui definizioni come “antropocene”, un tempo confinate nella riflessione e nei lessici filosofici e scientifici, stanno rivelando tutte le proprie implicazioni politiche.

L’immagine - evocata da un leader religioso, ma anche politico come papa Francesco - dello “stare tutti sulla stessa barca”, si rivela una metafora senza alcuna concessione alla poesia. La barca è uno spazio limitato, che richiede pazienza e adattamento nella convivenza, condivisione della speranza rispetto alla rotta da compiere, della paura di fronte alla forza degli elementi, della fatica rispetto alla pesca da effettuare. Come per i linguaggi di programmazione, nuove grammatiche e nuovi alfabeti stanno riscrivendo la narrazione delle relazioni umane, accompagnando il mondo globalizzato fuori dai recinti e dai paradigmi culturali descritti con il termine di “modernità”, per approdare a una fase fortemente dinamica ed evolutiva, caratterizzata da una fortissima incertezza di fondo. Dopo decenni e secoli in cui l’uomo e la politica hanno ignorato le conseguenze delle azioni antropiche sulla natura, stiamo assistendo a una serie di fenomeni (atmosferici e pandemici) inediti e devastanti, che coinvolgono aree e fasce di popolazione sempre più larghe.

Il modello occidentale (europeo e nordamericano) di democrazia, e quello economico e ideologico neoliberista, che si ritenevano in grado di governare i processi di globalizzazione e di dettare le regole per le mutazioni dell’ordine mondiale, si trovano in realtà di fronte a una grande regressione, con l’incapacità di garantire stabilità economica, giustizia sociale e mantenimento della pace. L’Europa sta perdendo la propria identità storica e si sta avviando a non essere più il laboratorio di civiltà e umanesimo che è stata per almeno due millenni - dalla cultura giudaica a quella greca, dall’impero romano all’ecumene cristiano, dal rinascimento all’illuminismo - elaborando e definendo valori universali come libertà, uguaglianza e fraternità, condensati nel principio della ricerca della verità.

Il baricentro del mondo si è definitivamente spostato su altri (e molteplici) assi, dove i modelli di governance maggioritari sono incarnati da regimi “relativamente” democratici, quando non “effettivamente” autoritari. Esempi “settoriali” di una strutturazione del mondo in forte cambiamento, ma che ci rammentano la necessità - d’ora in poi - di valutare e affrontare le situazioni, i problemi e le scelte politiche, stabilendo delle priorità, usando approcci, modelli e linguaggi meno astratti e ideologici, più ancorati alla realtà e ai bisogni dell’uomo, con un metodo induttivo che muova da situazioni e bisogni concreti.

Titolo: L’Italia dell’Antropocene
Autore: Corona Gabriella
Categoria: Saggi
Editore: Carocci
Pagine: 300
Prezzo: 30,00