Saggi

Don Giovanni? Sesso, cibo e internet

di Marco Ferrazzoli

“Madamina, il catalogo è questo […] ma in Ispagna son già mille e tre”: il capolavoro mozartiano ha dato a questo personaggio fama immortale. “E come tutti i miti serve a dare un nome e un volto ai grandi nodi dell'essere”, scrive Marino Niola in “Diventare Don Giovanni”, un volume agile ma fitto di informazioni, che passa per decine di autori, da Tirso de Molina a Molière, fino all'opera di Mozart e Da Ponte. Ma il dongiovannismo si incrocia con il rapporto uomo-donna dei giorni nostri, con la secolarizzazione religiosa, con l'erotismo delle reti e “la seduzione social” che “consente a ciascuno e a ciascuna di diventare insieme dongiovanni e dongiovannizzato”. Magari scegliendosi sulla base degli ingredienti delle insalatone…

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Esiste Casanova ed esiste Don Giovanni, questo è noto. Il primo corteggia le donne, le seduce, le conquista, ma prima di tutto le ama. Don Giovanni le possiede, le enumera, le cataloga: “Madamina, il catalogo è questo […] ma in Ispagna son già mille e tre”, per citare il capolavoro mozartiano che ha dato al personaggio fama immortale. Due modelli – anzi: “Don Giovanni è molto più di un semplice personaggio teatrale, letterario. È un mito. E come tutti i miti serve a dare un nome e un volto ai grandi nodi dell'essere”, scrive Marino Niola in “Diventare Don Giovanni”, il saggio da poco uscito per Bompiani – diversi tra loro e ancor più dalla odierna consapevolezza maschile della pari dignità di genere, quella che il femminismo prima e, purtroppo, lo sdegno per la violenza e i femminicidi poi dovrebbero aver reso patrimonio irrinunciabile della nostra società e della nostra civiltà. Ma è davvero così? Basta sciorinare l'elenco di sinonimi ed equivalenze che Niola dedica al protagonista del suo studio, pensare a quanti di questi termini ancora circolino nel nostro lessico, associati a storie di vario livello letterario e di cronaca, per renderci conto che forse di Don Giovanni ne è rimasto ancora molto, troppo, nell'identità maschile contemporanea: “Conquistatore, donnaiolo, farfallone, libertino, playboy, puttaniere, rubacuori, sciupafemmine, corteggiatore, gigolo, tombeur de femmes, vagheggino”.

La storicizzazione compiuta dall'autore – in un volume snello, godibile ma fittissimo di informazioni – ricorda che sono “in molti a essersi confrontati con don Giovanni, da Purcell a Gluck, da Hoffmann a Byron, da Puskin a Horváth, da Richard Strauss a Jean Anouilh, da Ingmar Bergman a Carmelo Bene”. Ma è una data precisa quella fondamentale, “il 29 ottobre 1787, giorno del debutto dell'opera al Teatro degli Stati di Praga”, quando “è Mozart a intestarsi per sempre il mito”. E in ogni caso “il ruolo maggiore nella costruzione e ricostruzione della mitologia del dissoluto spetta al teatro, a cominciare dalla grande scena autoriale di Tirso de Molina e di Molière, per finire con Mozart e Da Ponte”.

La storia e il mito dongiovanneschi non si incrociano però solo con quella del rapporto uomo-donna o maschio-femmina. Per esempio, l'“ateismo di don Giovanni è lo sviluppo necessario di questa eterna luna di miele paganeggiante”, quindi una sorta di precursore dell'attuale secolarizzazione che “non si erge contro i dogmi, né, men che meno, li revoca: semplicemente se ne infischia”. Certo, la rivoluzione culturale che la mitizzazione musicale, teatrale e testuale del personaggio compie investe soprattutto un altro ambito della nostra vita, peraltro strettissimamente connesso a quello religioso: il sesso. “Coadiuvato da una vitalità incredibile, acquista una dimensione eccezionale: 'Si disse che l'amore è un'invenzione del XII secolo', ha scritto Giovanni Macchia, ma è nel Seicento che si inventò l'erotismo con tutte le sue degenerazioni e la sua follia”.

La storicizzazione di Niola giunge dal dongiovannismo fino al “transgiovannismo”, ai tempi delle reti, dei social, del web: “Lo speed dating, il matching in rete, le app di incontri trasformano ogni utente in un dongiovanni che, proprio come il suo grande omologo, è impegnato costantemente ad arricchire il proprio catalogo nel tempo più breve possibile”. Così come “don Giovanni rifugge dalle lungaggini del corteggiamento perché non ha tempo da perdere fra una conquista e l'altra”. Oggi “la seduzione social che ha viralizzato la rete consente a ciascuno e a ciascuna di diventare insieme dongiovanni e dongiovannizzato”, con una generalizzazione del genere, potremmo dire con un gioco di parole, che è però davvero significativa. Il mondo in cui “a fare il bello e il cattivo tempo” era “sempre e solo il desiderio maschile […] per fortuna, non è più il nostro. E per rendersene conto non c'è bisogno di scomodare una 'dongiovanna' come la settecentesca marchesa de Merteuil, grande burattinaia dell'eros nelle 'Relazioni pericolose' di Choderlos de Laclos. Un esempio per tutti: la Samantha della serie tivù 'Sex and the City', che non ha nulla da invidiare al grande seduttore d'antan”.

Niola è un antropologo a tutto tondo, come dimostra in quest'opera forse più che nelle precedenti, ma noto soprattutto per gli studi condotti, in proprio e in coppia con Elisabetta Moro, sulla Dieta mediterranea. E il tema dell'alimentazione torna anche in quest'opera, a confermare peraltro un'altra adiacenza tutt'altro che irrilevante, quella cibo-sesso: “Ci sono server come Salad Match, creato dalla catena newyorkese di ristorazione Just Salad, che preselezionano la tavola delle affinità elettive in base agli ingredienti scelti dai clienti per comporre le insalatone. Oppure come Gluten Free Single, per celiaci e intolleranti che vogliono risparmiare spiegazioni e imbarazzo, e andare al solo sin dalla prima volta”.

 

titolo: Diventare Don Giovanni
categoria: Saggi
autore/i: Niola Marino 
editore: Bompiani
pagine: 132
prezzo: € 12.00

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