Saggi

Intolleranze alimentari: a volte è moda

di M. F.

Attilio Speciani sostiene che, quest'espressione “giustificabile quaranta o trenta anni fa” vada sostituita da un approccio e da una terminologia diversi. L'evidenza scientifica attuale “definisce e accetta due sole intolleranze”: quella al lattosio e la malattia celiaca, qualsiasi altro tipo di reazione correlata al cibo non può essere definita così e molte reazioni sono causate dalla sistematica introduzione di certi tipi di cibo, non da allergia. Una valutazione che è anche terapeutica: si deve agire sull'infiammazione e non sul sintomo. Il saggio è duro soprattutto verso il diffuso “utilizzo di numerosi e talvolta improvvisati” test con cui si continuano a diagnosticare “improbabili intolleranze”

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“Il termine 'intolleranza alimentare' è diventato per se stesso intollerabile” afferma Attilio Speciani in un volume dal titolo non meno categorico: “Le intolleranze alimentari non esistono”. La tesi dell'autore è che, date le solide basi scientifiche su cui ormai possiamo poggiare, quest'espressione “giustificabile quaranta o trenta anni fa”, ma poi utilizzata “in modo spesso vago e applicato” vada sostituita da un approccio e da una terminologia diversi. L'alterato rapporto tra cibo e salute attivato dall'infiammazione non indica necessariamente un'allergia e, per esempio, “l'eccessiva attenzione data oggi al glutine è sicuramente una moda”. Secondo l'autore, alcuni lavori scientifici hanno mostrato come la maggior parte dei sintomi correlati con la stimolazione del glutine sia riconducibile alla sindrome del colon irritabile e l'evidenza attuale “definisce e accetta l'esistenza di due sole intolleranze": malattia celiaca e l'intolleranza biochimica al lattosio”.

L'innovazione diagnostica - spiega Speciani - ha avuto grande rilievo nella pratica clinica. VES (Velocità di eritro-sedimentazione) e PCR (Proteina C reattiva) sono stati a lungo gli unici marcatori usati per misurare il livello di infiammazione. Le ricerche più recenti hanno però evidenziato nuovi elementi coinvolti nei meccanismi fondamentali delle condizioni infiammatorie correlate al cibo, come le citochine specifiche quali Baff (B Cell Activating Factor), Paf (Platelet Activating Factor), Tnf-alfa (Tumor Necrosis Factor alfa) e Il6 (interleuchina 6). Questa innovazone si lega a quella terapeutica: limitarsi a "una terapia sintomatica, che riduca solo la reazione infiammatoria", vuol dire annullare "un segnale d'allarme a proprio rischio e pericolo”. Quando invece “si agisce sull'infiammazione" vanno a riequilibrarsi i sintomi clinici più importanti (gli ultimi comparsi) e "anche quelli minori che hanno accompagnato la crescita infiammatoria, magari nel corso di anni”. Per esempio, una forma grave di colite può regredire assieme ad altri sintomi in precedenza incompresi (mal di testa, tendenza al sovrappeso, dermatite) ma indotti dalla stessa causa. Abbassando il livello d'infiammazione l'organismo viene messo nelle migliori condizioni per affrontare anche altri stimoli irritativi che non possono essere modificati, basti pensare all'inquinamento.

Vengono poi ricordate le ricerche di Hugh Sampson e Thomas Werfel sulle “allergie ritardate”, causate dalla sistematica introduzione di certi tipi di cibo e non dall'allergia. “È stato l'inizio di un importante cambio di approccio” verso una dieta varia e salutare. “Non considerando questo aspetto molti terapisti" hanno continuato a "prescrivere inutili e pericolose diete di eliminazione”.

Il saggio è diretto, duro, quasi aggressivo contro i “nuovi 'stregoni', magari vestiti con il camice bianco, che usano strumenti apparentemente scientifici” per ottenere “una diagnosi non scientifica di intolleranza alimentare”, verso il diffuso “utilizzo di numerosi e talvolta improvvisati” test con cui si continuano a diagnosticare “improbabili intolleranze”, contro l'irrazionale “paura del cibo”. Dal 2015, per esempio, alcuni ricercatori dell'Università di Helsinki hanno proposto e definito un nuovo “questionario per allergie e intolleranze alimentari” che è stato utile nel ridurre il pesante carico organizzativo dovuto alle numerose diete differenti da seguire a scuola o in famiglia per supportare i bambini presunti allergici o “intolleranti”. Speciani si schiera poi contro l'errore fondamentale di pensare che tutte le possibili risposte dell'organismo dipendano “dall'attivazione di anticorpi, riducendo così l'attenzione per l'immunità innata”.

 

titolo: Le intolleranze alimentari non esistono
categoria: Saggi
autore/i: Speciani Attilio 
editore: Edizioni LSWR
pagine: 183
prezzo: € 18.90