Narrativa

Freud è in tavola

di Marco Ferrazzoli

In 'La cucina del dottor Freud', James Hillman e Charles Boer propongono una riflessione psicoanalitica sul piacere della tavola, attraverso ricette, ricordi e aneddoti

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Schnitzel, wurstel e gulash, sacher e strudel: la cucina viennese, coacervo delle ricette mitteleuropee, erede della tradizione gastronomica austro-ungarica, può piacere o meno. Per quanto gustosa, al nostro palato mediterraneo talvolta appare pesante, troppo ricca in zuccheri e grassi. Ma certo non si può negarle una sua magnificenza imperiale, della quale una sosta da Demel resta sempre un piacevole assaggio. Non a tutti, però, verrebbe da abbinare al piacere della tavola una riflessione psicanalitica seguendo le tracce di un altro monumento della cultura viennese come Sigmund Freud. Il parallelo è invece più che giustificato. Ci soccorre, in tal senso, un simpatico e curioso libretto appena edito da Raffaello Cortina, 'La cucina del dottor Freud' di James Hillman, psicoanalista, e Charles Boer, traduttore di mitologia (tematica letteraria dalle ben note implicazioni psicologiche).

Il testo è un pastiche, un divertissement che mescola abilmente ricordi e riferimenti culinari tratti da un autore che, in effetti, dedicò all'alimentazione molte valutazioni di interesse. Nel libro si trovano aneddoti relativi alle tradizioni alimentari della famiglia di origine del padre della psicanalisi ma anche alcuni sogni da lui esposti come casi di studio. Nella visione erotica freudiana il cibo è un piacere in qualche modo complementare al sesso; l'appetito e le stesse modalità di ingestione rimandano a pulsioni vitali analoghe a quelle che spingono all'accoppiamento e alla riproduzione. “I miei discepoli dovrebbero dare una maggiore importanza all'erotismo orale”, recita Freud in una pseudo-introduzione a questo suo fantasioso ricettario.

Peraltro, a proposito di nevrosi – e in qualche caso persino di psicosi - ogni giorno siamo per più volte vittime di un piccolo trauma, causato dal tentativo di conciliare il nostro ego palatale con il super-io che invece vuole imporci una o l'altra dieta. Il para-Freud se la prende tra gli altri con le “fobie alimentari” e con la “nostalgia ossessiva per i cibi sani”, ma anche con “tramezzini e hamburger”: è “questa la vera psicopatologia della vita quotidiana, il vero disagio della civiltà”. E che dire dell'imposizione religiosa che accetta solo alcuni piatti come kosher o halal, cioè puri, relegando gli altri all'idea di peccato? 'La cucina del dottor Freud' è una lista di piaceri del gusto, composta con aneddoti, ricette e ricordi, poiché – qui ci soccorre ovviamente Marcel Proust, altro scrittore profondamente impregnato dall'introspezione psicologica – un sapore perduto e ritrovato può dare la stura alle più insospettate reminiscenze. Il tutto viene cucito con un'apprezzabile ironia, senza alcuna saccenza, equilibrando perfettamente gli ingredienti.

 

titolo: La cucina del dottor Freud
categoria: Narrativa
autore/i: Hillman James, Boer Charles 
editore: Raffaello Cortina
pagine: 254
prezzo: € 19.00

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