Saggi

Il Cnr raccontato da un protagonista

Il volume La ricerca e il Belpaese
di Rita Bugliosi

È scritto sotto forma di intervista 'La ricerca e il Belpaese’, il volume in cui l’ex presidente del Consiglio nazionale delle ricerche Lucio Bianco, rispondendo alle domande del giornalista e scrittore Pietro Greco, ricostruisce sinteticamente la storia del maggiore ente di ricerca scientifica italiano

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È scritto sotto forma di intervista 'La ricerca e il Belpaese’, il volume in cui l’ex presidente del Consiglio nazionale delle ricerche Lucio Bianco, rispondendo alle domande del giornalista e scrittore Pietro Greco, ricostruisce sinteticamente la storia del maggiore ente di ricerca scientifica italiano. Bianco al Cnr, come egli stesso sottolinea nella prefazione, ha “svolto tutti i ruoli che in esso era possibile rivestire: borsista, ricercatore, membro dei comitati di consulenza, direttore di Istituto, direttore di Progetto finalizzato, presidente”. Una caratteristica che, aggiunge, “testimonia soprattutto la capacità del Cnr di valorizzare al massimo livello le competenze che ha contribuito a formare”.

La scelta di pubblicare questo volume, ora che l’Ente si avvia verso il secolo di vita, è spiegata da Pietro Greco: “Per ripensare, rilanciare – e, magari, rifondare – la politica della ricerca del nostro paese sulla base delle indicazioni che un secolo fa, appunto, mossero il genio di Volterra prima a pensare e poi a creare il Cnr: da un lato progettare l’unico sviluppo possibile per il nostro paese, quello basato sulla conoscenza; dall’altro fondare questo modello di sviluppo su una struttura di ricerca pubblica dotata di massa critica e di caratteri di internazionalità, interdisciplinarità e gelosa autonomia” .

L’opera prende le mosse appunto da Vito Volterra, definito da Bianco “padre del Cnr”, perché ne è stato il primo presidente e soprattutto perché “sua è l’idea; suo il progetto”. Lo scienziato avvertiva infatti la necessità di creare una nuova istituzione scientifica multidisciplinare ed extra-accademica. Sotto Guglielmo Marconi il Cnr “assume un ruolo, almeno in potenza, di primo motore della ricerca pubblica, proprio perché diventa un organo del governo”. La nomina a suo successore del maresciallo Pietro Badoglio porta, però, al “progressivo isolamento internazionale dell’ente”. Il dopoguerra è invece caratterizzato dalla figura di Gustavo Colonnetti, fase in cui l’Ente assume il ruolo di agenzia della ricerca, ma l’'esplosione’ del Cnr, evidenziano gli autori, si ha sotto la presidenza di Giovanni Polvani, nominato durante il boom economico, periodo di grandi novità per l’Ente: “vengono istituiti i comitati umanistici e così il Cnr diventa un ente di ricerca ad ampio spettro, veramente multidisciplinare”.

Il Cnr diventa poi il principale incubatore di novità scientifiche con Vincenzo Caglioti; si deve invece ad Alessandro Faedo la nascita dei Progetti finalizzati, unità di natura tecnico­-scientifico-amministrative, a tempo determinato, con lo scopo dello sviluppo della ricerca applicata e dell'innovazione, realtà successivamente potenziate da Ernesto Quagliarello. Con Luigi Rossi Bernardi vengono poi introdotti i Progetti strategici, “piccoli progetti che dovrebbero essere propedeutici ad altri Progetti finalizzati”; tra questi, il 'Progetto genoma’, con il premio Nobel Renato Dulbecco; il 'Progetto Rfx’ per la fusione nucleare; viene poi costruita la Piramide sul K2 per studi in alta quota,

L’istituzione nel 1989 del ministero dell’Università e della ricerca “toglie il ruolo informale ma sostanziale di ministro della Ricerca al presidente del Cnr. Il ruolo di coordinamento della ricerca viene  riportato in sede politica e il Cnr diventa un braccio operativo”. Dopo Enrico Garaci, nel 1997 la presidenza dell’Ente passa a Bianco. È in quegli anni che vengono aboliti i comitati nazionali di consulenza, definiti dallo scienziato “l’espressione dell’intera comunità scientifica nazionale”, quella che “aveva consentito all’ente di finanziare e organizzare la scienza italiana, anche quella delle università”.

Nella parte conclusiva del volume Bianco sottolinea il ruolo positivo e importante svolto da chi fa ricerca che “non può essere provinciale. È obbligato a confrontarsi e ad avere contatti continui con i colleghi in tutto il mondo”. La stessa pubblicazione di un articolo scientifico, scrive, stimola la discussione: “una discussione seria, rigorosa”, e non sterile perché ha “una funzione positiva: serve per migliorare le conoscenze di tutti”.

titolo: La ricerca e il Belpaese
categoria: Saggi
autore/i: Bianco Lucio, Greco Pietro
editore: Donzelli
pagine: 149
prezzo: € 18.50

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