Specialistica: Ripartenza

Ripartire dal Sud

copertina
di Sandra Fiore

L'e-book "Il giorno dopo", scaricabile dal sito del giornale Sicilian Post, affronta il tema della ripresa al tempo del Coronavirus. Il numero ospita un contributo di Daniele Malfitana, ricercatore e archeologo del Cnr-Ispc che suggerisce una nuova cultura del fare sull'onda della velocità di connessioni e comunicazioni che ci ha ancor più investito nei giorni di restrizione. La profusione della proposta di musei, collezioni, siti archeologici da visitare virtualmente ne è la testimonianza. La spinta a ripartire può venire proprio dal Mezzogiorno, meno flagellato dal Covid-19, purché si ingrani una marcia diversa

Pubblicato il

Una visione sulla post pandemia a 360 gradi, attraverso il contributo e la riflessione di numerosi personaggi del mondo culturale italiano, è l'obiettivo della pubblicazione “Il giorno dopo”, scaricabile in pdf dal sito del giornale Sicilian Post e curata dalla redazione della testata siciliana. Il prodotto “è un 'instant book' per interrogarci sul nostro futuro, a partire dalle sfide del presente che stiamo affrontando”, afferma il direttore Giorgio Romeo. Tanti gli argomenti trattati: dal futuro dei diritti costituzionali, spiegati da Sabino Cassese, al ruolo del volontariato, discusso con Ferruccio de Bortoli, dalle prospettive nel mondo della ricerca e dell'Università, a cura del rettore dell'Università di Catania Francesco Priolo, all'articolo dello psicoanalista Luigi Ballerini sul rapporto genitori-figli durante e dopo il lockdown.

Particolare attenzione è stata riservata anche all'aspetto visivo dell'e-book, con la grafica e le illustrazioni del visual designer Turi Distefano e una sequenza di scatti del fotografo varesino Giovanni Chiaramonte sul tema della rinascita: “Uno sguardo d'amore”. “Sebbene una pubblicazione come questa possa incappare nella trappola di assumere un tono oracolare, siamo convinti che questo non sia il tempo della preveggenza e nemmeno quello dell'improvvisazione”, spiega Romeo. “Prendendo le mosse dalla nostra linea editoriale, abbiamo quindi chiesto ai nostri autori di guardare in faccia la realtà per provare a indicare delle direzioni possibili, che siano più intelligenti e umane di quelle che abbiamo saputo darci finora”.

La riflessione ruota intorno a una società sempre più globalizzata, che oltre alla circolazione di idee, innovazioni e cultura porta con sé anche il rischio della diffusione di nuove malattie. Gli esempi e le analogie rimandano al Mediterraneo antico, crocevia di popoli e di economie, “globalizzato” ante litteram, come spiega Daniele Malfitana, che approfondisce il tema della “Connettività e velocita”. L'archeologo e dirigente di ricerca dell'Istituto di scienze del patrimonio culturale del Consiglio nazionale delle ricerche parte da una delle orazioni di Libanio, filosofo del IV sec. d.C., di estrema attualità. “Il retore ricorda che tutti gli uomini vivono su un unico grande continente senza confini”, che “siamo una grande comunità estesa con tante terre sotto il sole e con molti di noi che viaggiano per esplorare, per conoscere, per attraversare gli oceani e i continenti”. Fu così, spiega Malfitana, che “la peste antonina penetrò nell'Impero di Roma con i soldati che tornavano dalle regioni partiche e la sua rapida e capillare diffusione fu facilitata proprio da quei livelli di connettività che i messaggi propagandistici dell'Impero avevano fino ad allora lanciato; e accadde così con altre grandi piaghe che ciclicamente hanno interessato il globo umanizzato”.

Dal passato si arriva alla “connettività” che caratterizza l'epoca contemporanea. La pandemia ha messo in sinergia nazioni e governi non solo per affrontare il virus, ma anche per salvare la cultura globale, di cui si è toccata con mano l'importanza nella quarantena. Nelle restrizioni i libri sono stati finestre sul mondo, siamo entrati attraverso  porte virtuali in musei, collezioni, parchi archeologici di tutto il mondo, che così sono stati fruiti da un pubblico maggiore rispetto a quello abitualmente in fila per le visite. Aggiunge l'archeologo: “Siamo allora di fronte ad una democratizzazione della cultura senza precedenti, ad una accessibilità per tutti che forse (lo spero!) potrà servire per la ricostruzione e soprattutto dovrà resistere, mantenendosi costante, quando saremo definitivamente fuori da questo incubo. La cultura del fare, dunque, in questo momento storico particolare, deve diventare un grimaldello per poter approfittare del vortice di velocità in cui tutti ci stiamo trovando immersi, pur rimanendo tappati a casa”.

Questa spinta a ripartire può venire proprio dal Mezzogiorno, meno flagellato dal Covid-19. “Purché il Sud (e la nostra Sicilia, in particolare) si rendano conto che serve ora una marcia diversa, che le occasioni e le opportunità del passato sono ora da riscrivere di sana pianta generando nuovi registri, nuove forze, nuove competenze”.

 

Tematiche