Faccia a faccia: Migrazioni

Poco ma buono, la ricetta di Farinetti

Oscar Farinetti
di Sandra Fiore

Oscar Farinetti, patron di Eataly, ospite al Cnr di un convegno sull’agroalimentare, spiega la sua filosofia imprenditoriale: far conoscere e vendere con profitto in tutto il mondo il made in Italy del cibo e del vino di qualità. Eataly ha aperto nel 2007 e oggi è una catena 'globale’ di grande successo

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Poco ma buono, la ricetta di Farinetti

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“Meglio essere felici in tanti che da soli” spiega Oscar Farinetti, patron di Eataly, nella giornata organizzata dal Dipartimento di scienze bio-agroalimentari del Consiglio nazionale delle ricerche dedicata alla sostenibilità e all’emergenza alimentare nel nostro Pianeta. Farinetti illustra l’importanza di far conoscere e vendere con profitto il made in Italy del cibo e del vino in tutto il mondo. Un obiettivo che lo ha portato a fondare, dopo l’esperienza di Unieuro, catena di distribuzione specializzata in elettronica, il primo supermercato al mondo dedicato a cibi di alta qualità, Eataly, aperto nel 2007 a Torino. Da qui la diffusione in altre città, come Milano, Roma Genova, New York, Tokyo, è stata rapidissima. Nel suo ultimo libro, 'Storie di coraggio', edito da Mondadori, raccoglie le testimonianze di imprenditori che hanno fatto emergere nel mondo l'eccellenza del vino italiano, sua antica passione. 

Pensando ai dati Fao sul fabbisogno della popolazione mondiale (nel 2050 la popolazione potrebbe superare i 9 miliardi) come conciliare tutela ambientale, qualità e produzione?

Serve una migliore distribuzione della ricchezza nel Pianeta, una rivoluzione che necessita però di un cambio di mentalità e di una presa di coscienza sul fatto che è meglio essere felici in tanti che da soli. Produciamo più del necessario, mangiamo e sprechiamo troppo, mentre nel resto del pianeta si muore di fame. Bisogna distribuire meglio queste risorse, valorizzare e tutelare la biodiversità della natura, in particolare nell’agricoltura. In Italia possiamo sfruttare meglio il nostro patrimonio di conoscenze e di tradizioni nel settore. Da qui il passo successivo è far conoscere nel mondo i nostri prodotti di qualità.

Alcuni dati Coldiretti rivelano l'aumento del consumo di cibi low cost. La qualità rischia di essere un lusso per pochi privilegiati?

Il cibo di qualità non è mai un lusso, costa pochissimo rispetto a tanti beni di consumo come moda viaggi, per i quali spendiamo circa l’80% del denaro. Viaggiare da Torino a Milano in autostrada costa quanto 18 chili di zucchine buone. Il fatto che aumenti l’acquisto di alimenti low cost dipende dal fatto che c’è sempre più gente bisognosa, ma dalla mia esperienza posso anche testimoniare un incremento dei consumi di alimenti di qualità. Noi di Eataly ci impegnamo quotidinamente nel diffondere la filosofia  del poco ma buono e credo che abbiamo contribuito un po’ al cambiamento di mentalità.

Il suo è un esempio di successo imprenditoriale 'globale'. Come ci possiamo tutelare da frodi e contraffazioni del made in Italy?

Il motivo per cui all’estero comprano i cibi contraffatti è perché i prodotti italiani non sono distinguibili, ed è solo colpa nostra perché evidentemente non forniamo agli stranieri la possibilità di scegliere e acquistare bene. Del resto anche noi facciamo fatica a capire le varie denominazioni.

Perché produrre vino è una dimostrazione di coraggio, come dice nel suo ultimo libro?

Fare il vino è il mestiere più completo ed è per me una vera passione: dalla terra alla vinificazione e all’affinamento della qualità, per arrivare al marketing in giro per il mondo, dove dobbiamo raccontare la bellezza della nostra biodiversità e dei nostri vitigni autoctoni, ben 450, alzando anche i prezzi sul mercato.

Come restituire alla scuola un ruolo strategico?

I giovani sono i migliori insegnanti per i genitori e gli attori principali del cambiamento di mentalità, che deve essere favorito anche da alcuni insegnamenti come educazione civica e alla cittadinanza, per accrescere il senso di rispetto verso il prossimo; infine bisogna  stimolare i ragazzi a pensare 'locale’ ma ad agire 'globale’, cioè a conoscere molto bene i prodotti del territorio di appartenenza per valorizzarli nel mondo.

Cosa si aspetta dall'Expo 2015?

Un'affluenza massiccia supportata da strutture e da una logistica all’altezza dell’evento e dall’ottima accoglienza. 

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