Focus: Sanremo: fallimenti di successo

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Chitarrista
di Emanuele Guerrini

"Vita spericolata" di Vasco Rossi arrivò penultima a Sanremo. Ma il modello "maledetto" che la canzone propone riscosse un enorme successo, affascinando i ragazzi e preoccupando i genitori. Abbiamo parlato con Roberta Potente dell'Istituto di fisiologia clinica del Cnr su come sia cambiato nel frattempo il rapporto dei giovani con abusi, dipendenze e comportamenti a rischio. Che oggi passa sempre più per le nuove tecnologie

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“Vita spericolata” arrivò penultima al Festival di Sanremo nel 1983. La canzone di Vasco Rossi, allora trentenne, trasmette il desiderio, tipicamente giovanile, di libertà, di evasione dalla quotidianità, di trasgressione, la voglia di vivere una vita “come quelle dei film / esagerata / maleducata / piena di guai / che se ne frega di tutto”, fatta di emozioni forti ma anche di solitudine e di isolamento in se stessi. “Vita spericolata” ha avuto un grande successo ed entusiasmato i giovani di allora, quelli della Generazione X, nati all'incirca tra la metà degli anni '60 e il 1980, e al contempo ha impaurito i loro genitori, che vedevano in quelle parole un incitamento alla cultura dello sballo.

Come è cambiato il mondo dei consumi psicoattivi e degli eccessi tra i giovani del secondo millennio? “In oltre venti anni di osservazioni derivate dallo studio Espad, condotto in Italia dall'Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Consiglio nazionale delle ricerche, che coinvolge ogni anno studenti fra i 15 e i 19 anni, si è visto che i comportamenti a rischio e il mondo delle sostanze stupefacenti in particolare si sono evoluti trovando nelle nuove tecnologie di comunicazione avanzati sistemi di mercato”, racconta Roberta Potente del Cnr-Ifc.

Negli anni si è passati dalle droghe “analogiche” dei nativi della Generazione X, come cocaina ed eroina, che richiedono prassi consolidate per essere reperite e assunte, alle droghe “digitali” dei nativi della Generazione Z, i giovani nati nel nuovo millennio. “Sono le cosiddette Nuove sostanze psicoattive (Nps), sintetiche, create in laboratorio combinando molecole per la maggior parte non perseguibili dalla legge in quanto non inserite nelle tabelle del ministero della Salute relative alle sostanze stupefacenti e psicotrope, da qui il termine di Smart drugs, droghe furbe”, continua Potente. “Queste sostanze sono facilmente reperibili nel deep e dark web, quelle zone della rete Internet che i motori di ricerca convenzionali non individuano (deep) e che spesso sono collegate ad attività criminali e mercati illegali (dark)”. È questa la nuova piazza delle sostanze psicoattive che si integra con quella tradizionale, in linea con i nuovi stili di consumo. “Così alle bevande alcoliche, tabacco e cannabis, cocaina, eroina, amfetamine e allucinogeni, si affiancano i nuovi cannabinoidi, oppioidi e catinoni sintetici, che mimano, anche se potenziati, gli effetti di cannabis, di oppiacei e di stimolanti (cocaina ed ecstasy) tradizionali, le ketamine dagli effetti allucinogeni, ma anche psicofarmaci, semi e piante (come Lsa, Armina o Kratom)”, aggiunge la ricercatrice del Cnr-Ifc.

Spettatori concerto

Nel 2018, a seguito di sequestri e intossicazioni con accesso ai servizi di pronto soccorso sono state identificate 39 nuove molecole, la maggior parte appartenenti alla classe dei catinoni sintetici. Nello stesso tempo, sono state inserite 49 nuove sostanze nelle tabelle ministeriali. “La Cannabis rimane la sostanza illegale più diffusa (25,5% degli studenti 15-19enni l'ha utilizzata nel 2018), seguita a distanza da cocaina (1,8%), stimolanti (1,4%), allucinogeni (1,4%) ed eroina (0,9%). Le Nps hanno una forte attrattiva tra i più giovani: circa l'11% degli studenti le ha utilizzate almeno una volta nella vita. Per la maggior parte si è trattato di cannabinoidi sintetici, comunemente conosciuti come spice (8,5% degli studenti), ma anche di oppioidi sintetici o salvia divinorum (2% rispettivamente) o, ancora, di ketamina (1%). A questo quadro si aggiunge che l'1% dei ragazzi ha assunto sostanze senza sapere cosa fossero, aumentando il grado di rischio correlato”, chiarisce Potente. “Se l'assunzione di sostanze illegali coinvolge in particolar modo il genere maschile (29% contro il 22% delle coetanee), il consumo di psicofarmaci non prescritti riguarda soprattutto le ragazze (12% contro il 5% dei ragazzi). Sono i farmaci per rilassarsi e per l'insonnia a essere maggiormente diffusi (il 6% degli studenti li ha utilizzati in modo improprio durante l'anno), quegli stessi farmaci che, in linea con quanto riportato nell'ultimo Rapporto sull'uso di farmaci dell'Agenzia italiana del farmaco e come riferito dai giovani consumatori stessi, risultano facilmente reperibili in casa propria e presso le farmacie virtuali sul Web”.

Riguardo ai consumi alcolici, con i quali generalmente si sperimenta il primo sballo, il 39% dei 15-19enni si è ubriacato almeno una volta nel corso della propria vita e il 10% lo ha fatto nel mese antecedente lo svolgimento dello studio, senza differenze tra i generi, prevalenza che raggiunge il 35% se si considerano le abbuffate alcoliche, il cosiddetto binge drinkingil 38% dei ragazzi e il 31% delle ragazze ha infatti bevuto 5 o più unità alcoliche di seguito in un'unica occasione e in un arco temporale ristretto.

Infine, anche la pratica del gioco d'azzardo rientra tra i comportamenti a rischio assunti da una buona parte dei giovani del nuovo millennio. Sono stati circa un milione gli studenti (40%), compresi i minorenni, che nel 2018 hanno giocato somme di denaro: il 9% degli studenti 15-19enni ha puntato soldi online con pc o smartphone, senza esclusione per i minorenni i quali, utilizzando un falso profilo o quello di un genitore o di un maggiorenne, riescono a superare le restrizioni imposte dalla legge.

Ciò che contraddistingue i consumi giovanili attuali rispetto a quelli del passato è la velocità con la quale 'arrivano' sempre nuove proposte, siano esse sostanze o comportamenti. “Internet e i social network permettono di sperimentare aspetti di sé considerati poco presentabili nel mondo reale”, conclude Potente. “Gli studi epidemiologici permettono in questo ambito di comprendere in anticipo quali potrebbero essere le tendenze future sulle quali intervenire, per limitare le abitudini a rischio dei giovani e delle future generazioni”.

Fonte: Roberta Potente, 'Istituto di fisiologia clinica , email roberta.potente@ifc.cnr.it -