Focus: Ritorno

Come ridurre la post vacation blues

Persona affacciata al finestrino di un treno
di Rita Bugliosi

La fine delle vacanze provoca spesso malessere: il tipico stress da rientro che si manifesta con spossatezza, malinconia, mal di testa. Ne abbiamo parlato con lo psicologo e neuroscienziato Antonio Cerasa del Cnr-Ibfm

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Spossatezza, mal di testa, inappetenza, alterazione del ciclo sonno veglia. Sono i sintomi tipici della sindrome da rientro o 'post vacation blues', come viene definito nei Paesi anglosassoni lo stato di malessere che spesso accompagna il rientro dalle vacanze. Poi c'è la malinconia, una sorta di apatia nei confronti della vita quotidiana, poco piacevole se confrontata con lo stato d'animo vissuto durante le ferie, che aumenta quanto più è stata lunga e distante la vacanza.

“Per molte persone la causa della post vacation blues risiede nello stress provocato dalla propria attività lavorativa: chi ama il proprio lavoro ovviamente percepisce in maniera meno forte la sensazione di sconforto al rientro dalle ferie”, spiega Antonio Cerasa, psicologo e neuroscienziato dell'Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (Ibfm) del Cnr. “La scienza definisce lo stress al lavoro una condizione cronica di malessere psicologico legata al contrasto tra l'alto carico imposto e la bassa ricompensa e alla scarsa possibilità di controllare le proprie attività lavorative. Una persona che vive in modo permanente questa situazione è sicuramente più soggetta alla post vacation blues”.

Attesa in stazione

Cosa si può fare per eliminare o almeno ridurre questo malessere da rientro? “Il primo consiglio è rivalutare il proprio ruolo nel luogo di lavoro. Il che chiaramente non è affatto semplice”, prosegue il ricercatore. “Si possono inoltre adottare altre strategie: per esempio può essere efficace non passare in maniera brusca da una condizione di totale relax a una di impegno professionale a tempo pieno. Utile può essere, inoltre, fare vacanze frazionate, distribuendole in più periodi dell'anno anziché concentrarle tutte nei mesi estivi. Anche perché, secondo uno studio pubblicato da un gruppo di ricercatori dell'Università di Liegi sulla rivista Pnas, le capacità attentive sono più elevate tra luglio e settembre, quando massima è la quantità di luce nell'ambiente. Si potrebbe quindi sfruttare maggiormente questo periodo per le attività lavorative”.

Non trattandosi di un problema organico ma mentale, lo stress da rientro può essere superato quindi guardando al lavoro in modo diverso. “È importante, infine, evitare che il lavoro diventi la nostra unica attività e mantenere una soddisfacente vita sociale, coltivando le proprie passioni”, conclude Cerasa.

Fonte: Antonio Cerasa, Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare, Catanzaro, tel. 0961/3695904, e-mail: antonio.cerasa@cnr.it

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