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In Sardegna la grotta diventa laboratorio

Speleologia e esperimenti sullo sforzo fisico
di Marina Landolfi

L'esperimento è stato compiuto dall'Università di Cagliari nell'antro di Su Palu, nel territorio di Urzulei, e ha permesso di monitorare lo sforzo fisico di un gruppo di speleologi utilizzando per la prima volta il metabolimetro, uno strumento che misura il dispendio energetico. La ricerca è stata pubblicata su 'Plos One'

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Analizzare il dispendio energetico durante un'esplorazione speleologica, per capire il comportamento dell'organismo umano in grotta e programmare training ad hoc per gli speleologi, per ridurre gli incidenti e favorire i soccorsi. È l'obiettivo della ricerca pubblicata su 'Plos One' e condotta da un'équipe di ricercatori dell'Università di Cagliari, in collaborazione con il Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico della Sardegna.

Alla spedizione hanno partecipato 40 speleologi, di entrambi i sessi, che hanno esplorato per circa 10 ore la grotta Su Palu, nel Supramonte di Urzulei (Ogliastra), con l'ausilio e sotto il controllo di un metabolimetro: un piccolo apparecchio legato a un braccio, in grado di misurare vari parametri fisiologici, tra cui il dispendio energetico. “Abbiamo cercato di acquisire dati su un aspetto importante ma poco noto, cioè il dispendio energetico dell'esercizio fisico in grotta, che può essere significativo, vista la durata di molte esplorazioni”, spiega Giorgia Antoni, speleologa, biologa e nutrizionista, ideatrice dello studio. La ricerca ha approfondito anche l'aspetto della nutrizione nella pratica speleologica: sono state monitorate le abitudini alimentari e l'apporto calorico degli speleologi, la loro composizione corporea prima e dopo l'esplorazione, per valutare le differenze nella distribuzione di massa magra e grassa, e lo stato di idratazione.

Dispendio energetico nelle grotte

L'indagine è stata condotta con un approccio multidisciplinare. “Metodologie derivanti dall'antropologia fisica, la fisiologia, le scienze motorie e la biologia della nutrizione hanno contribuito a fare luce sul comportamento dell'organismo umano in un ambiente dalle caratteristiche uniche come quello delle grotte”, aggiunge Andrea Rinaldi, ricercatore dell'équipe dell'ateneo cagliaritano. “Siamo convinti che ci sia ancora molto da imparare e contiamo di proseguire la nostra collaborazione con gli speleologi sardi”.

I risultati dello studio verranno analizzati ulteriormente dal team di ricercatori per progettare programmi di formazione specifici, raccomandazioni per una corretta alimentazione e idratazione degli speleologi durante l'attività sotterranea e per ridurre gli incidenti nelle grotte provocati dall'affaticamento fisico.

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