Focus: Il gioco

Memory, un passatempo per vecchi e bambini

Bambini che giocano con Memory
di Rita Bugliosi

È un gioco nato per i più piccoli che, utilizzandolo, accrescono le loro capacità mnemoniche e attentive. Ma si rivela un'attività ludica proficua anche per gli anziani, ancor più per quelli che manifestano i primi segni di deficit cognitivi

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Giocare è vitale per i bambini ed è per loro soprattutto fonte di piacere. Ci sono tuttavia attività ludiche che, oltre a procurare divertimento, svolgono un'importante funzione nello sviluppo intellettivo dei piccoli. È il caso di Memory, uno dei primi giochi di società con una versione pensata apposta per i bimbi, tra i quali è divenuto un vero oggetto di 'culto' caratterizzata da carte che a coppie rappresentano figure varie. Le carte vengono mostrate e poi capovolte; compito dei giocatori è individuare le coppie uguali. “Memory non richiede capacità di lettura e questo lo rende fruibile anche in età prescolare o a giocatori che parlano lingue differenti, facilitando in questo modo l'amicizia tra bambini di diversa nazionalità”, sottolinea Marzia Baldereschi dell'Istituto di neuroscienze (In) del Cnr di Firenze. “È inoltre un'attività ludica che stimola la competizione in modo adeguato e aiuta il bambino a imparare a condividere le norme necessarie, accrescendo così il rispetto del proprio turno e l'acquisizione delle regole di cooperazione. Rappresenta soprattutto un eccellente esercizio per la memoria e le capacità attentive e, poiché è impossibile giocarvi mentre si guarda la televisione o il computer, aiuta a ridurre il tempo trascorso davanti a questi schermi”.

Il gioco Memory

Ma Memory può essere un passatempo piacevole e utile anche per gli adulti che, naturalmente, utilizzeranno mazzi formati da un numero maggiore di carte. “In particolare è consigliabile alla popolazione anziana, che potrebbe usarlo per effettuare una sorta di ginnastica mentale, è infatti noto che il cervello si comporta come un muscolo e trae giovamento dall''allenamento'”, sottolinea la ricercatrice dell'In-Cnr. “Nell'anziano si verificano cambiamenti fisiologici che determinano la necessità di tempi maggiori per apprendere e ricordare le informazioni e, quindi, per compiere le attività della vita quotidiana che richiedono l'uso della memoria e dell'attenzione”.

Memory può contribuire a combattere e prevenire questo disagio, esistono metodi scientifici messi a punto proprio per questo scopo. “Tra i più efficaci, il 'memory training', svolto da psicologi esperti e consigliato ai pazienti affetti da forme iniziali di malattia di Alzheimer, ma indicato soprattutto per gli anziani non ammalati, per i quali rappresenta un valido strumento”, conclude Baldereschi. 

Fonte: Marzia Baldereschi, Istituto di neuroscienze del Cnr, Firenze, tel. 055/5225033 , email marzia.baldereschi@in.cnr.it

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