Focus: Le feste a tavola

Favismo: è tutta colpa del G6pd

alimentazione
di Marina Landolfi

La carenza di questo enzima, presente nei globuli rossi, ne pregiudica il corretto funzionamento, determinando in chi ne soffre una crisi emolitica dopo l'assunzione di fave, ma anche di alcuni particolari farmaci

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Per i soggetti affetti da tale malattia è importante conoscere i rischi, alimentari e non. “Le persone con favismo, quando mangiano fave, piselli e verbena o assumono particolari farmaci, come antimalarici, antibiotici o antipiretici (come l’aspirina), quando entrano in contatto con sostanze quali la naftalina o sono colpiti da infezioni importanti (epatiti, polmoniti) subiscono una crisi emolitica, perché in tali situazioni si producono radicali liberi che danneggiano i globuli rossi non protetti dal G6dp”, prosegue il ricercatore del Spp-Cnr. “Di solito il disturbo compare nell’arco di 2-3 giorni e si manifesta con un colore giallastro agli occhi (ittero) e, in qualche caso, si può arrivare all’anemia emolitica acuta, che necessita di una trasfusione di sangue”.

Fortunatamente i casi più diffusi sono quelli meno gravi, che presentano solo modificazioni della forma dei globuli rossi. L’assenza del G6dp rappresenta una tra le più frequenti carenze enzimatiche al mondo: colpisce circa 400 milioni di soggetti, principalmente in Africa, Asia e bacino del Mediterraneo, tra cui Sardegna e Italia del Sud. La diffusione di tale difetto, noto fin dall’antichità come 'malattia delle fave’, sembra faccia parte dell’evoluzione della specie umana come risposta immunitaria. “Il deficit di G6pd conferisce, a chi ne soffre, una certa protezione dalla malaria, in quanto i globuli rossi con questa anomalia non sostengono la crescita del parassita della malaria”, conclude Volpe.

Fonte: Roberto Volpe, Servizio prevenzione e protezione del Cnr, tel. 06/49937630 , email roberto.volpe@cnr.it -

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