Focus: San Valentino

Valentino sulla via Flaminia

Catacombe di San valentino
di Sandra Fiore

Il martire fu sepolto nel III secolo in una catacomba romana tra la via consolare e Monti Parioli. La scoperta risale al 1584. L'area sepolcrale, non più visitabile, fu esplorata e descritta da Antonio Bosio e scavata prima da Orazio Marucchi nel XIX secolo e, successivamente, da Bruno Maria Apollonj Ghetti

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I primi secoli del Cristianesimo hanno lasciato a Roma importanti testimonianze: catacombe, ipogei, affreschi e mosaici 'raccontano' il diffondersi del nuovo culto e la vita delle prime comunità di fedeli. A San Valentino è dedicata una catacomba poco conosciuta tra la via Flaminia e i Monti Parioli. Non più agibile, un tempo veniva aperta al pubblico una volta l'anno, il 14 febbraio.

"Questa zona, ubicata tra il primo e il secondo miglio fuori dalle mura della città antica, fu occupata tra la fine del I e il IV secolo d.C. da un vasto complesso di sepolture, un cimitero con tombe e mausolei, alcuni dei quali scavati nella collina", spiega Lorenzo Bianchi, archeologo dell'Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali (Itabc) del Cnr. "All'interno di questa necropoli venne sepolto, nel III secolo, il martire Valentino e, intorno alla sua tomba, venne costruito un recinto quadrangolare, con un'abside scavata nella roccia. Giulio I (337-352) vi fece costruire una basilica a tre navate molto più ampia della struttura precedente, con un'abside e una cripta, che rimase in uso fino al XIII secolo, quando le reliquie furono traslate presso Santa Prassede sull'Esquilino".

Nell'VIII secolo venne annesso al complesso un piccolo ambiente di culto, decorato con pitture dedicate alla Vergine e con una Crocifissione, e originariamente si notava anche la raffigurazione di san Lorenzo martire.

Catacombe di San Valentino

Valentino è ricordato alla data del 14 febbraio in due diverse tradizioni agiografiche: secondo la prima, si tratterebbe di un presbitero romano, martire sotto l'imperatore Claudio il Gotico (268-270); la seconda fa invece di Valentino il vescovo di Terni, che attualmente lo riconosce come patrono, decapitato a Roma nel 273 durante il regno dell'imperatore Aureliano e sepolto anch'esso sulla via Flaminia, ma nella città umbra.

"La critica moderna da una parte ha sostenuto che il nome Valentino sia da riferirsi non a un martire romano, ma al finanziatore della costruzione della basilica presso le catacombe. Dall'altra, invece, viene ipotizzato che il Valentino romano e il vescovo siano la stessa persona, un presbitero ternano venuto a Roma, dove fu martirizzato e sepolto. La tradizione che fa di Valentino il patrono degli innamorati è invece molto tarda, essendo di origine medievale", continua  il ricercatore dell'Itabc-Cnr. "La catacomba di San Valentino, che si trova sull'attuale viale Maresciallo Pilsudski, fu scoperta nel 1584 da Antonio Bosio, scavata da Orazio Marucchi nell'ultimo quarto del XIX secolo e da Bruno Maria Apollonj Ghetti nel 1949". Una frana, nel 1986, rese inagibile gran parte delle gallerie.

 

Fonte: Lorenzo Bianchi, Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali, Monterotondo Stazione, tel. 06/90672374 , email lorenzo.bianchi@cnr.it -

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