Focus: Ricercatori stranieri

Una chimica metà italiana e metà libica

ricercatrici Cnr
di Marina Landolfi

Zeineb Aturki  arriva in Italia negli anni '80 e si laurea a Roma in  chimica industriale. Oggi lavora nell'Istituto di metodologie chimiche del Cnr e si occupa di tecniche analitiche di separazione miniaturizzate cromatografiche ed elettroforetiche, metodologie che trovano applicazioni in vari campi: dal farmaceutico al biomedico, fino all'agroalimentare

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Scorrendo l'elenco dei dipendenti dell'Istituto di metodologie chimiche (Imc) del Cnr di Monterotondo, il suo nome esotico salta subito agli occhi: Zeineb Aturki. Malgrado il nome, però, la ricercatrice è italiana a tutti gli effetti e non solo per passaporto. Figlia di madre italiana e padre arabo, è nata a Tripoli ma ha sempre respirato 'aria nostrana' e si è sempre sentita 'a casa' sia in Libia sia in Italia, dove si trasferì negli anni Ottanta con la famiglia, dopo aver frequentato il liceo in una scuola italiana.

"A Roma, all'università inizialmente volevo iscrivermi alla facoltà di lingue, ma al momento dell'immatricolazione ho scelto d'istinto chimica, laureandomi poi in chimica industriale. Ha prevalso la passione che mi era stata trasmessa da un funzionario del ministero dell'Agricoltura a Tripoli, appassionato della disciplina e docente al liceo con un approccio sperimentale, innovativo per quei tempi", spiega Aturki.

Nel 1993 è borsista all'Istituto di cromatografia (l'attuale Imc), qui si risveglia la sua passione e, di conseguenza, sceglie di dedicarsi a tecniche analitiche di separazione miniaturizzate cromatografiche ed elettroforetiche, uno degli orientamenti di spicco dell'attuale chimica analitica che offre buona sensibilità, efficienza, tempi di analisi brevi e basso consumo di reagenti e campioni, con conseguente riduzione dell'impatto ambientale. Metodiche in continuo sviluppo, impiegate per l'analisi di composti nei vari settori: dal farmaceutico al biomedico, dal forense all'agroalimentare.

ricerca chimica

In attesa che passi la crisi, nel suo laboratorio poi si ottimizzano le risorse. "In questi tempi di tagli ai fondi per la ricerca", prosegue la ricercatrice, "per rimanere competitivi ci siamo attrezzati in un piccolo laboratorio con strumenti fatti 'in casa', che costruiamo e modifichiamo per i nostri scopi analitici. Insomma, facciamo di necessità virtù. In queste ristrettezze manteniamo comunque uno scambio vivace con ricercatori italiani e stranieri che ospitiamo nelle nostre strutture, per un confronto stimolante e imprescindibile".

Aturki rivolge, in conclusione, un pensiero all'attuale situazione socio-politica libica: "Purtroppo vedo un Paese distrutto, devastato, ma ho la speranza di una rinascita, seppur lenta. Sono ottimista, perché c'è un desiderio di cambiamento radicato tra la gente".

Fonte: Zeineb Aturki, Istituto di metodologie chimiche, Monterotondo Stazione, tel. 06/90672255 , email zeineb.aturki@cnr.it -

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