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La scienza, che bellezza

Convegno, Firenze
di Cecilia Migali

Per la prima volta in Italia, il 'Convegno internazionale di comunicazione pubblica della scienza e della tecnologia' (Pcst) ha riunito a Firenze 450 esperti che hanno discusso idee e proposte per una migliore divulgazione. Tra le tante, il manifesto della ricerca 'slow'

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Firenze ha recentemente ospitato il XII Convegno internazionale di comunicazione pubblica della scienza e della tecnologia (Pcst), organizzato da Observa in collaborazione con l'Inaf, con il patrocinio dell'Unesco e, tra gli altri, del Cnr.

L'evento, per la prima volta in Italia, ha ottenuto un ottimo riscontro di pubblico con 670 congressisti partecipanti. Fitto il programma che ha contato 450 presentazioni tenute da esperti mondiali di 54 nazionalità. Scienziati, comunicatori scientifici, giornalisti, artisti, ricercatori universitari e rappresentanti delle istituzioni si sono confrontati sul tema 'Qualità, onestà e bellezza nella comunicazione della scienza e della tecnologia'.

Ad aprire la kermesse è stato Piero Angela che ha sottolineato quanto sia importante nella divulgazione scientifica stimolare le emozioni, veicolo essenziale per favorire la memorizzazione delle informazioni. E di emozioni ha parlato anche Semir Zeki, docente di neuroestetica all'University College di Londra, che ha raccontato cosa succede nel nostro cervello quando sperimentiamo la bellezza e la meraviglia, elementi fondamentali nella narrazione di un fatto di scienza. Compito del divulgatore è secondo Zeki, trasmettere la complessità della realtà con un linguaggio accessibile, senza cadere nella banalità.

Dopo quasi trent'anni dal famoso rapporto Bodmer sul 'Public understanding of science' della Royal society che invitava gli scienziati a impegnarsi nella comunicazione con il pubblico, secondo Massimiano Bucchi, membro dell'International network di Pcst e docente dell'Università di Trento, oggi la vera sfida è quella della qualità. Per questo durante il convegno Bucchi ha lanciato il manifesto della scienza 'slow', che vede questo sapere come parte integrante della cultura. "Nella comunicazione scientifica è fondamentale la sensibilità umanistica", ha detto. "Quando il naturalista Buffon venne eletto nell'Académie française, nel 1753, fece un discorso sullo stile, l'unico elemento che rende umane e comunicabili le nozioni scientifiche".

Tanti gli argomenti d'attualità scientifica trattati dal punto di vista della comunicazione nella due giorni fiorentina: come informare in modo completo e corretto il grande pubblico su un disastro ambientale come quello di Fukushima; la partecipazione dei cittadini alle grandi sfide scientifiche e tecnologiche del nostro tempo; le opportunità e i rischi dei social media e il ruolo del comunicatore e del giornalista in questa nuova compagine mediatica.
Secondo il modello di divulgazione anglosassone, presentazioni e discussioni sono state corredate da elementi meno istituzionali ma molto calzanti, come lo Speakers' corner che sullo stile del londinese Hyde Park ha accolto nel giardino del Centro congressi comizi improvvisati sui temi scientifici più dibattuti del momento. Infine, pièces teatrali, book crossing, performances musicali, video e comics a tema hanno fatto di questo incontro più che un congresso un vero e proprio festival della comunicazione scientifica.