Focus

Il lavoro di gruppo rende i robot più efficienti

di Anna Capasso

Due robot grandi quanto un cd si osservano ed emettono segnali sonori per aiutarsi l'uno con l'altro. Altri, simili ai primi, utilizzano segnali luminosi per comunicare la presenza di pericoli o di ‘cibo'. Altri ancora danzano in modo coordinato per puro piacere e si scambiano segnali per sincronizzarsi. Sono i nuovi robot sviluppati tra le mura dei laboratori scientifici europei grazie al progetto EcAgents (Embodied and communicating agents).

 

Pubblicato il

Due robot grandi quanto un cd si osservano ed emettono segnali sonori per aiutarsi l'uno con l'altro. Altri, simili ai primi, utilizzano segnali luminosi per comunicare la presenza di pericoli o di 'cibo'. Altri ancora danzano in modo coordinato per puro piacere e si scambiano segnali per sincronizzarsi. Sono i nuovi robot sviluppati tra le mura dei laboratori scientifici europei grazie al progetto EcAgents (Embodied and communicating agents).
"Gli EcAgents sono robot mobili in grado di imparare a svolgere semplici compiti in un ambiente fisico e di cooperare attraverso un sistema di comunicazione sviluppato dagli stessi robot", spiega Stefano Nolfi, ricercatore dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr di Roma e coordinatore del progetto europeo. "I robot sono dotati di sensori e motori che gli consentono di muoversi, percepire l'ambiente ed emettere segnali acustici o luminosi. Inoltre, sono dotati di un sistema nervoso costituito da una rete neurale artificiale che gli consente di decidere autonomamente come comportarsi, quali segnali emettere e come reagire ai segnali percepiti".
Le caratteristiche delle reti neurali che determinano il comportamento dei robot non sono programmate dallo sperimentatore, ma adattate attraverso un processo per prove errori in cui vengono introdotte modifiche casuali, che vengono mantenute se migliorano le capacità dei robot e scartate in caso contrario.
"In particolare, i robot sviluppati nei laboratori dell'Istc-Cnr sono stati addestrati a svolgere compiti di cooperazione", prosegue il ricercatore. " Al termine del processo di apprendimento, sono in grado di esibire una serie di capacità quali, ad esempio, esplorare l'ambiente evitando gli ostacoli, raggiungere una stazione di ricarica, emettere un segnale convenzionale in presenza di un pericolo o in presenza di un oggetto da raccogliere, reagire alla percezione di tali segnali allontanandosi dal pericolo o avvicinandosi all'oggetto che deve essere raccolto".
"Scopo di questi esperimenti è capire come un sistema di comunicazione convenzionale possa emergere e adattarsi all'ambiente e alla funzione che deve svolgere", conclude Nolfi. "Riuscire a sviluppare robot in grado di cooperare e comunicare autonomamente, inoltre, può creare le basi per sviluppare nuovi tipi di applicazioni basate su robot autonomi o su apparecchiature mobili (come palmari e cellulari) in grado di cooperare e comunicare in modo autonomo".

 

Fonte: Stefano Nolfi, Istituto di scienze e tecnologie della cognizione, Roma, tel. 06/44595233, email stefano.nolfi@istc.cnr.it - www.ecagents.org

Tematiche
Argomenti