Focus: Un anno di ricerca

L'innovazione sociale e culturale

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di Emiliano Degl’Innocenti

Il Dipartimento scienze umane e sociali, patrimonio culturale persegue da tempo una strategia di potenziamento delle proprie infrastrutture tecnologiche di alto livello, da mettere a disposizione del sistema della ricerca italiano e internazionale. Lo scopo è dotare gli scienziati di strumenti avanzati che consentano di sviluppare linee di ricerca innovative e contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite

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Ormai da quasi due anni, in conseguenza della crisi pandemica, il ruolo della scienza e dei ricercatori ha riguadagnato uno spazio centrale nella vita pubblica, in considerazione della rilevanza che il progresso scientifico ha per la vita di tutti. In questo contesto, il ruolo delle discipline umanistiche, tradizionalmente meno esposte, è diventato centrale: la risemantizzazione dei concetti di spazio e di tempo, causata dalla pandemia, ha avuto riflessi notevoli sull'attività di ricercatori e semplici cittadini - rendendo più complessa, quando non del tutto impossibile da compiere in presenza - una serie di attività quotidiane che venivano date per scontate, fra cui lo studio e la ricerca. Questa accelerazione, imposta dalla crisi, ha inoltre messo a nudo una serie di limiti strutturali del sistema della ricerca nelle discipline umanistiche, nelle scienze sociali e nel patrimonio culturale: limiti ben conosciuti ma con i quali i ricercatori hanno imparato a convivere, legati alla disponibilità e accessibilità di strumenti, dati e risorse per la ricerca avanzata in diverse discipline nell'ambito delle Ssh (Scienze sociali e umanistiche) e Ch (Scienza del patrimonio).

Il concetto di infrastruttura di ricerca - tradizionalmente radicatosi nel contesto della ricerca applicata, è noto al pubblico non specializzato grazie all'attenzione dedicata dai media ad alcune grandi installazioni scientifiche come l'Lhc, costruito al Cern di Ginevra. Negli ultimi anni, le infrastrutture di ricerca hanno iniziato a giocare un ruolo centrale anche per le discipline Ssh, supportandone la transizione digitale e favorendo lo sviluppo della data science. A riprova della loro rilevanza, a partire dal 2009, la Commissione europea ha elaborato un quadro di riferimento specifico per la creazione di grandi Consorzi europei di infrastrutture di ricerca (Eric), mediante i quali gli stati membri collaborano per la costituzione e la gestione di infrastrutture (distribuite o a sito unico) di livello pan-europeo. Al fine di monitorare e favorire lo sviluppo armonico del settore delle infrastrutture di ricerca è stato inoltre costituito lo European Strategic Forum for Research Infrastructures (Esfri). Nella roadmap Esfri si trovano attualmente 61 fra Projects (infrastrutture più giovani) e Landmarks (infrastrutture più consolidate), suddivise in 6 aree tematiche: le infrastrutture landmark nel dominio dell'Innovazione sociale e culturale, che racchiude le discipline Ssh e Ch, sono: : Clarin per la linguistica, Dariah per le arti e le discipline umanistiche, CessdaEss e Share per le scienze sociali. Altre infrastrutture sono in fase di costituzione, fra cui: E-RihsS per le scienze del patrimonio, Resilienceper le scienze religiose ed Operas per l'Open Science.

Nell'ottica della creazione di un ambiente digitale per la ricerca aperta e multidisciplinare a supporto della crescita dello spazio comune per la ricerca europea (Era), la Commissione - assieme agli stati membri - sta investendo ingenti risorse per la costituzione di una cloud europea per la scienza aperta, European Open Science Cloud (Eosc) con dati, strumenti e servizi a disposizione della comunità scientifica. In questo contesto le infrastrutture di ricerca Ssh hanno costituito un raggruppamento tematico dedicato all'Innovazione Sociale e Culturale: Social Sciences and Humanities Open Cloud – Sshoc. Il Dsu, che coordina il funzionamento dei nodi nazionali di ClarinDariahE-Rihs e Operas, oltre a partecipare alla gestione dei nodi nazionali di Ess, Share, Cessda e Resilience e  promuove la creazione di nuove infrastrutture, come Risis - Research Infrastructure for Science and Innovation Policy Studies, ha coordinato la partecipazione del Cnr (articolata su 4 dipartimenti: Dsctm, Diitet, Dsftm e, appunto, Dsu) al cluster Sshoc.

Il Dsu ha elaborato una strategia per il potenziamento delle componenti tecnologiche e di personale delle infrastrutture Ssh e Ch, con l'obiettivo di creare un'infrastruttura tecnologica di alto livello, dotata di strumenti, hardware e software allo stato dell'arte per l'accesso ad un ecosistema di servizi avanzati per la ricerca, dati scientifici aperti e interoperabili, che federi le risorse delle infrastrutture gestite o partecipate dal Dipartimento.

I primi frutti di questa strategia arriveranno già entro la fine di quest'anno, con l'entrata in funzione del primo di una serie di 6 data center dedicati al nodo italiano dell'infrastruttura Dariah, realizzati attraverso un finanziamento da 13.500.000 euro a valere sul programma Pon - Infrastrutture di ricerca del Mur, che includono anche due interventi di green computing (a Firenze e Lecce), per contenere l'impatto ambientale generato dai data center 

Il finanziamento ha come obiettivo la creazione di una infrastruttura tecnologica di rilevanza europea per l'acceso a servizi di storage, di virtualizzazione e di calcolo ad alte prestazioni (Hpc) costituita da 90 nodi di calcolo con processori di ultima generazione, affiancati da 12 nodi di calcolo dotati di 4 Gpu Nvidia Tesla V100, in grado di supportare processi avanzati per la creazione, estrazione, gestione e rappresentazione della conoscenza (big data analysis, intelligenza artificiale, deep learning, simulazione, realtà virtuale e aumentata) e fornire servizi alla rete scientifica italiana ed europea nel settore delle digital humanities.  

Il Mur con finanziamento da 11.672.000 euro ha inoltre sostenuto un altro tassello della strategia del Dsu sulle infrastrutture di ricerca, per il potenziamento delle piattaforme di accesso (Molab, Fixlab e Digilab) del nodo italiano del nodo italiano di E-Rihs, un'infrastruttura distribuita dedicata alle scienze del patrimonio (Heritage Science), che già nel prossimo biennio si candida a diventare Eric, con sede in Italia presso la Manifattura Tabacchi di Firenze. Comune denominatore di tutte le linee di intervento è l'interdisciplinarità, con la creazione di nodi che siano di alta attrattività per i ricercatori europei grazie alla compresenza di tecnologie d'avanguardia (specificamente sviluppate e/o ottimizzate per l'Hs) e competenze uniche nella loro applicazione a ricerche per la interpretazione, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale tangibile.

 

Attraverso la federazione delle infrastrutture nazionali di Dariah ed E-Rihs e la messa a sistema del sistema di laboratori, piattaforme e strumenti analitici di E-Rihs (che creano, gestiscono ed utilizzano ingenti moli di dati) con la rete di data center di Dariah, che consente di immagazzinarli, processarli e visualizzarli con gli strumenti più avanzati, si creerà una infrastruttura unica nel suo genere - per estensione e dotazioni tecnologiche - in grado di favorire lo sviluppo di ricerche e applicazioni realmente innovative nell'ambito delle Ssh e Ch, contribuendo alla rimozione di una serie di barriere (tecnologiche, semantiche, disciplinari e anche linguistiche) che hanno tradizionalmente limitato la possibilità di effettuare ricerche interdisciplinari avanzate.

La costituzione di una infrastruttura federata per la ricerca nell'ambito delle scienze umane, sociali e del patrimonio culturale - che metta a disposizione dei ricercatori e dei cittadini italiani strumenti avanzati per affrontare, non solo ambiti di ricerca tradizionali ma anche e soprattutto favorire lo sviluppo di ricerche applicazioni innovative - è un tassello fondamentale per rispondere alle sfide globali e contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) previsti dall'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, da sviluppare ulteriormente in stretta collaborazione con altri enti di ricerca ed atenei italiani ed europei, e contribuire concretamente alla progettualità in ambito Pnrr e Horizon Europe.  

Fonte: Istituto Opera del vocabolario italiano , email emiliano.deglinnocenti@cnr.it -