Focus: Anno delle donne

Passi avanti verso la parità

     Passi avanti verso la parità
di Claudio Barchesi

Il persistere di pregiudizi, la concreta difficoltà di bilanciare tempo ed energia tra carriera e famiglia e la mancanza di un sistema adeguato di supporto sono alcuni dei fattori che concorrono a determinare il divario delle carriere tra uomini e donne nel mondo della ricerca e dell'innovazione, in particolare nei profili più alti. La testimonianza delle Addette scientifiche italiane in Canada, Messico e Australia, ricercatrici del Cnr, testimonia il forte impegno internazionale verso un progressivo superamento del gender gap

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Tra gli argomenti dell'agenda politica dell'ultimo G20 di Roma anche quello dell'uguaglianza di genere. “Non ci può essere ripresa rapida, equa e sostenibile se ci dimentichiamo la metà del mondo". Così il presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha ricordato anche “l'impegno del G20 per promuovere un maggiore accesso delle donne e delle ragazze alle cosiddette materie Stem (science, technology, engineering and mathematics)”. Un tema già al centro degli eventi Women20 di Roma del luglio 2021 e del Women's forum G20 Italy tenutosi a Milano il 20 ottobre.

Le competenze in scienza, tecnologia, ingegneria e matematica sono considerate essenziali nei lavori del futuro. Ma all'interno dei paesi del G20, solo il 14,7% dei laureati in queste materie è donna. Il persistere di pregiudizi, la concreta difficoltà di bilanciare tempo ed energia tra carriera e famiglia e la mancanza di un sistema adeguato di supporto sono alcuni dei fattori che concorrono alla generale determinazione del divario tra ricercatori e di ricercatrici.

L'Ue sostiene le politiche di genere nella scienza, considerate prioritarie per lo Spazio europeo della ricerca e per i programmi quadro dell'Ue. La pubblicazione “She figures” (2018), della Direzione generale per l'innovazione e la ricerca della Commissione europea, fornisce una serie di indicatori sulla condizione femminile nella ricerca e nell'innovazione a livello europeo. Nell'Ue-28 le ricercatrici sono il 33% del totale di chi fa ricerca; la percentuale delle donne che lavorano a tempo parziale è superiore a quella degli uomini (13% delle ricercatrici e 8% dei ricercatori). Nelle discipline Stem le donne europee sono il 37% dei dottorati, ma ricoprono solo il 15% delle posizioni accademiche più alte. La percentuale di donne ai vertici di istituzioni di ricerca, dal 2014 al 2017, pur aumentata, resta al 22%. I dati del resto del mondo mostrano uno scenario che, se vede le donne sempre in minoranza, registra anche una realtà fatta di tante diverse nuove politiche, per un generale impegno a migliorare sia il numero sia l'empowerment delle ricercatrici. Punto di riferimento per quanto riguarda l'organizzazione della ricerca nei diversi Paesi esteri è la rete del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale degli Addetti scientifici e spaziali accreditati presso le sedi diplomatiche italiane all'estero. Recentemente potenziata, conta oggi 49 esperti in tutti i continenti. "Per tenersi aggiornati sui progressi compiuti dai governi per promuovere la parità di genere esiste una specifica iniziativa dell'Ocse”, spiega Isabella Maria Palombini, Addetta presso la Rappresentanza permanente d'Italia all'Ocse di Parigi. “All'indirizzo web: http://www.oecd.org/gender si trovano i risultati e vengono forniti esempi di buone pratiche basate su strumenti analitici e dati affidabili”.  

Le Addette scientifiche italiane in Australia, Canada e Messico, riportano invece il quadro della ricerca al femminile nei loro Paesi di accreditamento. "La situazione in Australia è simile a quella italiana”, spiega Anna Maria Fioretti, geologa dell'Istituto di geoscienze e georisorse (Igg) del Cnr di Padova e Addetta presso l'Ambasciata d'Italia a Canberra. "Meno del 20% delle scienziate occupa posizioni di responsabilità e i loro salari sono mediamente inferiori del 24% rispetto a quelli dei colleghi. Il Governo ha recentemente varato numerosi programmi per stimolare la partecipazione delle donne. Di particolare successo il progetto Superstars of Stem, nato per potenziare l'immagine positiva di queste materie. Molto importante anche il Women in Stem decadal plan promosso dall'Accademia australiana delle scienze e dall'Accademia australiana di ingegneria e tecnologia, per promuovere un cambiamento sociale duraturo. Anche gli schemi di finanziamento dell'Australian research council prevedono infine politiche a sostegno della diversità di genere, e particolare attenzione viene riservata alla presenza di scienziate nei panel di valutazione, nelle conferenze e nella gestione di progetti”.

“Il Canada è un Paese dove non si percepisce una differenza di genere nel mondo accademico e della ricerca”, spiega Anna Galluccio, matematica dell'Istituto di analisi dei sistemi e informatica “A. Ruberti” del Cnr di Roma e Addetta scientifica a Ottawa. “Nei miei incontri quotidiani, sia con ricercatori italiani sia con le Istituzioni locali, non riscontro alcuna disparità tra la componente maschile e femminile. Quella di genere mi pare una differenza qui superata e anche la presenza di ricercatori/ricercatrici italiani è distribuita equamente”.

"Il problema maggiore per le donne in Messico non è fare carriera nelle scienze, ma andare a scuola”, spiega Emilia Giorgetti, fisica dell'Istituto dei sistemi complessi del Cnr di Sesto fiorentino e Addetta a Città del Messico. “L'abbandono scolastico è molto alto. Nel campo della scienza e della tecnologia, il divario di genere persiste, ma la comunità accademica ha compiuto un grande sforzo per promuovere l'inclusione delle donne nella scienza: la loro partecipazione è quindi aumentata enormemente. Il Sistema nazionale dei ricercatori del Consiglio nazionale delle scienze e delle tecnologie messicano Conacyt conta oggi più di 28.000 scienziati, e circa il 37% di loro sono donne. Gli uomini predominano nelle discipline scientifiche, mentre le donne si distinguono nelle discipline umanistiche. Al crescere di livello, come nel resto del mondo, le donne sono meno degli uomini. Il Messico sta tuttavia facendo grandi progressi anche nella politica e, con leggi ad hoc, ha raggiunto il 50% di rappresentanza femminile in parlamento e la parità di genere al governo, adottando sullo scenario internazionale una politica estera 'femminista'. Questo fa ben sperare per il futuro”.

Per saperne di più: Ue - She figure (ed. 2018); Unesco - Woman in science (ed. 2019)

Claudio Barchesi

Fonte: Anna Maria Fioretti, Istituto di geoscienze e georisorse, Padova, email anna.fioretti@igg.cnr.it - Anna Galluccio, Istituto di analisi dei sistemi ed informatica "Antonio Ruberti", Roma, email anna.galluccio@iasi.cnr.it - Emilia Giorgetti, Istituto dei Sistemi Complessi, email emilia.giorgetti@isc.cnr.it 

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