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La Grande Guerra e le montagne

guerra
di Marina Landolfi

A Predazzo, fino al 30 settembre, una mostra fa rivivere il primo conflitto attraverso il paesaggio in cui si è svolto. Le montagne hanno condizionato, ostacolato o favorito le imprese dei soldati che, con l'aiuto della tecnologia e della scienza, hanno saputo superare le difficoltà anche negli ambienti naturali più difficili

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Predazzo, si può visitare la mostra Montagne in guerra, che affronta gli eventi legati al primo conflitto mondiale, ponendo in primo piano il panorama naturale in cui si è svolto: la forma delle montagne e il modo in cui l'uomo se ne è servito, una delle vicende più drammatiche della storia.

L'esposizione si articola in cinque sezioni, la prima delle quali illustra le regioni alpine così come furono occupate e gestite da popoli di diversa provenienza: la crescita demografica spinse gli abitanti a dissodare boschi sempre più ripidi o più in quota, per ricavarne campi e prati, il paesaggio naturale si trasformò poco a poco in un paesaggio forgiato dalle attività umane. La seconda descrive la conformazione topografica, che rendeva impossibili gli attacchi diretti, e le condizioni climatiche, talora un ostacolo insormontabile. La geografia, la geologia, il clima, le caratteristiche fisiche di questi ambienti rappresentarono un vincolo fondamentale nello sviluppo di strumenti e strategie. Il primo conflitto mondiale costrinse il mondo scientifico allo sforzo di riadattare la scienza pura alla pragmaticità delle esigenze belliche, ma se la scienza pervase la guerra, la guerra trasformò in modo importante il mondo della scienza: accelerò e favorì importanti sviluppi, con conseguenze di lunghissimo periodo.

divulgazione

Seguono le sezioni sulla montagna addomesticata e ferita: la militarizzazione del paesaggio scardinò totalmente i modi che le popolazioni locali avevano fino a quel tempo adottato nell'uso dei loro pascoli e boschi a favore della costruzione di mulattiere, strade, postazioni di tiro, forti corazzati, baraccamenti, acquedotti e teleferiche. I danni più evidenti furono causati dall'uso degli esplosivi e della nuova, potentissima artiglieria pesante, cambiando per sempre la configurazione fisica di creste e colline. Infine, 'La montagna che ricorda': il paesaggio di guerra è stato in gran parte riassorbito dal lavoro di generazioni e dal tempo; oggi il nostro sguardo ne può cogliere le tracce soprattutto negli ambienti di montagna (dove gli avvallamenti segnalano ancora solchi di trincee e di esplosioni) e nei resti di fortificazioni che la sensibilità pubblica conserva come documento di una vicenda tra le più drammatiche della sua storia.

Informazioni:

 Che cosa: mostra ‘Montagne in guerra’

Quando: dal 24 giugno al 15 gennaio 2017

Dove: Museo geologico delle Dolomiti, Predazzo

Infowww.muse.it

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