Focus: Prodotti tipici

Montanera: il vitigno ritrovato

vitigno
di Emanuele Guerrini

L'Ipsp-Cnr ha riscoperto l'antica cultivar, fino a poco tempo fa ricordata solo nei libri. Dopo una fase di studio e sperimentazione è stata presentata ai viticoltori piemontesi e iscritta al Registro nazionale delle varietà di vite. Ora bisogna solo aspettare la prima produzione di vino

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L'Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Ipsp) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Grugliasco si occupa, tra le diverse attività di ricerca, anche della riscoperta degli antichi vitigni di cui si ha notizia solo nei testi storici. È il caso del Montanera, diffuso in passato nell'area prealpina piemontese e in Valtellina. Il vitigno è stato ritrovato dall'Ipsp-Cnr grazie ad alcuni sopralluoghi per poi essere studiato, collezionato, coltivato e quindi iscritto nel 2015 nel Registro nazionale delle varietà di vite (Rnvv), istituito negli anni '70.

La Montanera, rarissima cultivar a bacca nera, è stata riproposta dal Cnr all'attenzione dei viticoltori piemontesi per la sua capacità di fornire vini dal colore carico e brillante, strutturati, dai tannini morbidi ma dotati di un'acidità piuttosto sostenuta. Conosciuto anche come Negrera nel Biellese e Corvino in Valtellina, questo vitigno è citato nei libri fin dall'800: l'abate Milano parla della Negrera biellese nel 1839, mentre per il sinonimo Montanera le prime notizie risalgono alla seconda metà del XIX secolo, quando esso compare nei resoconti che lo citano in diverse località della provincia di Torino. Allo stesso periodo risale anche la prima citazione del sinonimo Corvino in Valtellina.

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Al momento è possibile coltivare la Montanera solo in Piemonte. “Siamo nella fase della propagazione della pianta. Il Cnr ha fornito le prime gemme ai vivaisti che, una volta preparate le barbatelle, le trasferiscono ai viticoltori per la messa in produzione”, spiega Stefano Raimondi dell'Ipsp-Cnr. Di maturazione media o medio-precoce, il vitigno ha buone doti agronomiche: i tralci crescono piuttosto dritti, i rami anticipati, abbondanti ma sottili, si sviluppano principalmente nella parte apicale dei tralci, i grappoli allungati e compatti sono inoltre poco suscettibili ai marciumi. Unica nota meno positiva è la sensibilità alla peronospora leggermente superiore alla media.

“I vini di Montanera erano stati molto apprezzati nel corso degli assaggi pubblici che avevamo organizzato negli scorsi anni, grazie a una produzione sperimentale, per raccogliere le impressioni di tecnici e produttori. Il riscontro positivo ha spinto l'Ipsp-Cnr di Grugliasco e l'Università di Torino a procedere con la richiesta di iscrizione al registro nazionale”, continua il ricercatore Cnr. Ora il vitigno è pronto per essere coltivato. “I viticoltori piemontesi iniziano a richiedere le barbatelle per partire con la produzione e regalarci un bel rosso, morbido e poco tannico. Ma per vedere i frutti dovremo aspettare circa tre anni”, conclude Raimondi. Aspetteremo.

Fonte: Stefano Raimondi, Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Cnr , email stefano.raimondi@ipsp.cnr.it - 

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