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Nella ricostruzione, occhio ai giacimenti archeologici

di Sandra Fiore

Dopo il terremoto: ricostruire sul territorio senza cancellarne la storia. Questa azione richiede un'approfondita conoscenza dei giacimenti archeologici presenti nelle aree colpite dal sisma.

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Dopo il terremoto: ricostruire sul territorio senza cancellarne la storia. Questa azione richiede un'approfondita conoscenza dei giacimenti archeologici presenti nelle aree colpite dal sisma. Un aiuto in tal senso può essere fornito dal Sistema informativo territoriale (Sit), messo a punto dal Consiglio nazionale delle ricerche e dall'università di Lecce, e dedicato alla conoscenza, gestione e valorizzazione del Patrimonio Culturale nazionale.
Il Sit, attivo da alcuni anni, ha per obiettivo la mappatura sistematica del patrimonio dei beni culturali - con approfondimenti nel settore archeologico - realizzata attraverso l'integrazione di varie fonti: bibliografia e documenti di archivio, ricognizione sul posto, documentazioni aerofotografiche a partire dagli anni '20, fino alla più recente documentazione digitale con rilevamenti satellitari o sensori multibanda. La mole dei dati, che a oggi riguarda alcuni comprensori regionali, è raccolta in un sistema Gis interrogabile, gestito da un software messo a punto dal Cnr.
La mappatura dell'Abruzzo, benché in fase iniziale, ha interessato proprio l'area dell'aquilano colpita dal terremoto, dove il Cnr ha messo in luce e informatizzato una grande quantità di dati archeologici inediti nei comuni di Bazzano, San Gregorio, Poggio Picenze, Barisciano, Fossa, Castello d'Ocre, San Panfilo d'Ocre, Sant'Eusanio Forconese, San Demetrio ne' Vestini, Prata d'Ansidonia, San Pio delle Camere, San Nicandro, Castello Camponeschi, Tussio, Castelvecchio Calvisio, Caporciano, Fontecchio, Navelli (nella foto), Collepietro, San Benedetto in Perillis, Capestrano. Questi paesi si trovano sul percorso del Tratturo Regio aragonese della transumanza 'L'Aquila-Foggia', dove sono molte le testimonianze storiche e monumentali.
"Il Sistema è uno strumento a servizio delle strutture operanti nel settore dei Beni Culturali, soprattutto per intraprendere azioni di tutela", spiega Patrizia Tartara, archeologa del Cnr. "Esso restituisce una mappa dettagliata delle aree di maggior interesse, con emergenze mai rilevate fino a oggi e zone a forte rischio di manomissione e di abbandono, poiché non sottoposte a vincolo".
L'implementazione di tale strumento è avvenuta anche grazie alla collaborazione degli organismi centrali del Ministero per i beni e le attività culturali e dei nuclei operativi dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. "La continua azione di collaborazione e scambio con i funzionari della Soprintendenza per i beni archeologici dell'Abruzzo", continua Tartara, "ha permesso di effettuare interventi di scavo preventivo e di portare alla conoscenza necropoli e insediamenti dall'età preistorica a quella romana".
Il Sit è interrogabile nella banca dati e nella cartografia. Partendo da una carta topografica generale, ad alta scala, si può poi scendere nel dettaglio, fino al singolo manufatto. "Per preservare questo patrimonio", conclude la ricercatrice, "è auspicabile la realizzazione in tempi rapidi di una mappatura sistematica di tutte le evidenze della provincia dell'Aquila".

 

Fonte: Patrizia Tartara, ufficio Sviluppo e applicazioni dei sistemi informativi territoriali del Cnr, Roma, tel. 06/49933254, email patrizia.tartara@cnr.it

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