Focus: Crisi

L'economia arretra, l'alternativa avanza

prodotti alimentari
di Anna Capasso

Cooperative, gruppi di acquisto solidale, distretti di economia solidale. Sono alcuni dgli strumenti volti a realizzare un modello di sviluppo fondato su nuove politiche di solidarietà. Ne illustra gli aspetti principali Chiara Cavallaro dell'Issirfa-Cnr

 

 

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Ridurre la povertà, materiale e sociale, ripensando un modello di sviluppo fondato su nuove politiche di solidarietà, diritti di eguaglianza e sostenibilità ambientale. È l'obiettivo dell'altra economia, quella della cooperazione e reciprocità, della centralità del lavoro, della tutela dei beni comuni. "A ben guardare, l'economia solidale non è un'idea nuova", sostiene Chiara Cavallaro dell'Istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie 'Massimo Severo Giannini' (Issirfa) del Cnr di Roma e studiosa dei modelli economici alternativi per lo sviluppo locale. "In Italia, da quasi duecento anni il sistema delle imprese cooperative, a cui anche la nostra Costituzione riserva uno specifico articolo, convive accanto al sistema delle imprese di capitali".

Le cooperative sono "imprese formate da gruppi di persone la cui disciplina civilistica è diversa rispetto a quella di altri operatori economici", spiega Cavallaro. "In particolare, introducono il modello di democrazia partecipativa all'interno della gestione aziendale e la finalizzazione dell'utile di impresa a scopi mutualistici dei soci e di altre imprese cooperative. Nel giro di qualche anno sono passate da 70mila a oltre 110mila unità e il numero di occupati supera il milione, circa il 6% del totale di addetti nazionale".

 

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La dimensione media delle imprese cooperative "risulta nettamente superiore a quella della maggioranza delle imprese italiane (19 addetti a fronte dei 4 addetti del totale imprese) e pesano per circa il 5% del valore aggiunto nazionale, con picchi del 9% in Basilicata, 8,3% in Emilia Romagna e oltre il 7% in Trentino Alto Adige, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna" prosegue la ricercatrice. Sono quindi un patrimonio di tutto il Paese, non caratterizzato localmente. Interessante è anche l'esperienza ormai decennale della Cfi (Cooperazione finanza impresa) che supporta, con un fondo di rotazione, l'iniziativa dei lavoratori di aziende in crisi che decidono di rilevarle trasformandole in imprese cooperative. Sono ormai più di 200 i casi di dimensioni anche medio grandi in termini di addetti/soci".

Ma accanto all'esperienza delle imprese cooperative, in Italia stanno evolvendo altri modelli di reti economiche, come quella dei Gruppi di acquisto solidale (Gas), sistema di acquisto collettivo senza intermediari ma gestito direttamente con i produttori. "A giugno del 2011 erano 800 i Gas iscritti alla omonima Rete, stimabile nell'ordine di 20.000 famiglie, ovvero circa 80.000 persone, senza considerare un numero pari di gruppi di acquisto non iscritto alla Rete", sottolinea la ricercatrice dell'Issirfa-Cnr. "E la spesa media per famiglia all'interno di un Gas si aggira sui 2.000 euro all'anno, per un totale di 40 milioni di euro".

I consumi effettuati attraverso i Gas non mirano esclusivamente al risparmio, bensì a un consumo critico, capace di valorizzare la qualità dei prodotti, la qualità del lavoro e il rapporto diretto con i produttori. "Proprio da questo rapporto e da una domanda crescente che non trova attualmente un'offerta quantitativamente adeguata, stanno evolvendo nuove forme di cooperazione come di produzione e distribuzione", conclude Cavallaro. "È in parte quanto si sta sperimentando nei Distretti di economia solidale (Des), esperienze che guardano con molto interesse anche all'estero, per esempio in Brasile, dove lo sviluppo delle reti di economia solidale è sostenuto dallo stesso governo federale".

In definitiva, lo sviluppo di modelli economici 'etici' (o alternativi) non è più solo teoria come ha sottolineato Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, proclamando il 2012 come l'anno della cooperazione: "Le cooperative ricordano alla comunità internazionale che è possibile conciliare la produttività economica con la responsabilità sociale".

 

Fonte: Chiara Cavallaro, Istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie "Massimo Severo Giannini", Roma, tel. 06/49937711 , email chiara.cavallaro@issirfa.cnr.it -

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