Focus: Memoria

Il clima che fu? Sotto ghiaccio

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di Cecilia Migali

Il ghiaccio porta impressa l'impronta del clima di secoli e millenni passati. Informazioni sulle temperature e la composizione dell'atmosfera utilissime per gli scienziati di oggi e di domani per contrastare le conseguenze del global warming. Per preservare questa memoria dal degrado e dalla fusione cui molti ghiacciai stanno andando incontro, è attivo il programma Ice Memory, riconosciuto dall'Unesco e che oggi diventa una Fondazione internazionale, come spiega Carlo Barbante, direttore dell'Istituto di scienze polari del Cnr e tra gli ideatori del progetto

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Anche il ghiaccio ha una memoria e una storia da tramandare, quella antica del clima e dell'ambiente del nostro Pianeta. Nelle aree fredde, le particelle di neve intrappolate nel ghiaccio custodiscono infatti informazioni preziose sull'evoluzione delle temperature e sulla composizione dell'atmosfera nel corso del tempo, fondamentali per delineare i trend futuri e per individuare potenziali misure per mitigare le conseguenze dei cambiamenti in atto.

Per conservare per le successive generazioni di scienziati questo archivio naturale dalla graduale e inarrestabile fusione, è nato il progetto “Ice Memory”, che ha come obiettivo quello di estrarre carote di ghiaccio da numerosi siti in tutto il mondo e portarle in Antartide, presso la base italo-francese di Concordia, dove le temperature si manterranno ben al di sotto dello zero per secoli, al riparo dal rischio fusione. Il progetto, riconosciuto dall'Unesco, è frutto di una collaborazione internazionale che vede l'Italia tra i capofila tramite il Consiglio nazionale delle ricerche e l'Università Ca' Foscari di Venezia e alla quale partecipano l'Università Grenoble Alpes, l'Istituto nazionale francese per le ricerche sullo sviluppo sostenibile, il Cnrs e l'Istituto polare francese, insieme al Programma nazionale per le ricerche in Antartide (Pnra), per quanto riguarda l'attività presso la stazione Concordia.

“La conservazione delle carote permetterà in futuro di avere accesso a dati altrimenti non più disponibili e di analizzarli con tecnologie di gran lunga più avanzate rispetto a quelle in uso oggi”, spiega Carlo Barbante, direttore dell'Istituto di scienze polari (Isp) del Cnr e tra gli ideatori del progetto. “In una carota le informazioni più antiche sono sepolte più in profondità, mentre in superficie troveremo quelle relative a eventi più recenti. Aspetti climatici e temperature del passato, eventi atmosferici come eruzioni vulcaniche, variazioni nella circolazione atmosferica, cambiamenti della vegetazione e impatti umani sul sistema globale terrestre sono solo una parte dei fenomeni che possiamo studiare. In futuro, quando avremo a disposizioni tecnologie ancora migliori, potremmo osservare altri processi climatici e ambientali che ora non comprendiamo. Da tutto il mondo si stanno selezionando specifici siti per prelevare campioni di ghiaccio rappresentativi del clima regionale, che saranno poi trasferiti in Antartide, in una grotta sotto la neve a -54°C”.
Per dare maggior respiro ed efficacia al progetto, le istituzioni coinvolte si sono federate nella Fondazione internazionale IceMemory. “Si tratta di un passo importante, che permetterà di stabilire una visione a lungo termine, di guidare la roadmap del programma e di fornire le risorse per implementarlo nel migliore dei modi, creando le condizioni necessarie per la sua sostenibilità a lunghissimo termine”, conclude Barbante.

Fonte: Carlo Barbante, Istituto di scienze polari, tel. 041 234 8942 , email carlo.barbante@cnr.it -

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