Focus: L'estate con il Covid-19

Rinfreschiamoci in sicurezza

foto ventilatore
di Gaetano Massimo Macrì

Il caldo estivo spinge a usare i condizionatori negli spazi chiusi, ma quest'anno ci si chiede se il loro utilizzo possa favorire il contagio di Sars-CoV-2. Per capirlo, ne abbiamo parlato con Ettore Guerriero dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico del Cnr: “In famiglia ci sono altre occasioni di trasmettersi il virus, il rischio è presente semmai nei luoghi pubblici, ma non dobbiamo allarmarci”

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In questa estate colpita dalla pandemia, il rischio del contagio corre anche nei flussi d'aria emessi dai sistemi di refrigerazione. Nonostante ciò, tra l'altro, c'è stato un aumento record nell'acquisto di climatizzatori (+92% rispetto all'anno precedente tra aprile e maggio, fonte Trovaprezzi.it). Ma il rischio, spiega Ettore Guerriero dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr, è limitato e relativo: “In ambiente familiare ci sono occasioni di trasmettersi il virus di Sars-CoV-2 e il condizionatore è forse quella meno probabile. Chi sta in casa con la famiglia usa lo stesso bagno, si scambia le pietanze, tocca oggetti e superfici comuni. Dunque, l'indicazione di sanificare i filtri per limitare i rischi di contagio è rivolta soprattutto a chi gestisce ristoranti, uffici, negozi e altri spazi condivisi con persone diverse dai famigliari conviventi. Detto ciò, la pulizia va fatta a prescindere dalla pandemia”. Nei mesi estivi, le griglie dei condizionatori accumulano infatti acqua che determina la formazione di muffe, ma è sufficiente pulirli con acqua e sapone, seguendo le indicazioni del costruttore, perché non esiste una regola e frequenza unica su come e quanto igienizzare i diversi split.

Coloro che, invece, utilizzano i ventilatori, devono seguire alcuni accorgimenti. “Il ventilatore aumenta l'evaporazione dell'acqua sulla pelle e rinfresca la persona, che deve idratarsi con maggiore frequenza: la persona, sottolineo, non l'ambiente. Infatti, non sapendo che è proprio l'aria che passa sulla pelle sudata a determinare l'evaporazione e a regalare la sensazione di fresco, molte persone lasciano il ventilatore acceso anche nella stanza vuota, consumando inutilmente energia”, continua il ricercatore del Cnr-Iia. “Alcuni marchi pubblicizzano ventilatori che rinfrescano e purificano l'aria, ma in realtà il ventilatore rinfresca solo le persone e solo quando sono presenti. Per quanto riguarda il rischio Covid, vale il discorso dei condizionatori: a casa, tra i conviventi, non sono questi i pericoli”.

Il rischio di contagio è presente invece altrove. “In un supermercato o in un altro luogo pubblico, se sono presenti sistemi di refrigerazione dell'aria, aumentando la ventilazione, il pericolo di trasporto di droplet (goccioline di saliva nebulizzata che potenzialmente trasmettono il virus) è più alto”, continua Guerriero. “La mascherina chirurgica usata dalla maggior parte delle persone ferma i droplet di dimensioni più elevate, ma non le goccioline già evaporate, di dimensioni molto piccole, quindi il rischio teorico potrebbe esserci. Non dobbiamo però allarmarci, perché almeno attualmente la virulenza è bassa”.

Esistono comunque sistemi per abbattere questo pericolo. “Ci sono sistemi che, oltre a essere dotati di microfiltrazione, producono sostanze chimiche come ozono o radicale OH (idrossile), considerate una sorta di detersivo della troposfera, sostanze che possono disattivare virus e batteri mentre si spostano nell'aria e rendono possibile l'utilizzo di condizionatori in ambienti pubblici indoor”, precisa l'esperto. “Purtroppo però queste specie chimiche sono aggressive per l'uomo e l'ambiente: questi sistemi vanno perciò testati bene, perché possono produrre un eccesso di radicali OH· e di ozono negli ambienti, con possibili danni alla salute quali irritazioni agli occhi e alle vie respiratorie. E possono generare e diffondere nell'aria composti carbonilici, come la tossica formaldeide. Alcuni di questi sistemi sono comunque concepiti per uso professionale e certificati espressamente, addirittura per l'ambiente ospedaliero”.

Esistono poi criteri generali per rinfrescare al meglio gli ambienti. “La temperatura interna dovrebbe risultare inferiore solo di 3 o 4 gradi rispetto a quella esterna, per evitare pericolosi sbalzi termici. Va evitato inoltre che il flusso giunga direttamente sul corpo, perché crea gradienti di temperatura che possono determinare problemi per la salute”, commenta Guerriero. “Gli ambienti interni vanno fatti arieggiare, ricordando che al mattino presto, anche se l'aria è più fresca, si ha solitamente un maggior incremento di inquinamento. È preferibile farlo di notte, tra le 22.00 e le 5.00”.

Infine, come comportarsi con i condizionatori presenti nelle automobili? “Ha senso sanificare l'auto se è a noleggio o vi è salito un estraneo, non se la macchina è di proprietà e viene utilizzata in famiglia”, conclude il ricercatore. “La sostituzione del filtro anti-particolato per ridurre i rischi di contagio da Covid, poi, è un intervento inutile: in esterno il virus muore velocemente, quindi se un automobilista malato mi stesse davanti e parlasse liberamente nella sua auto è ben poco probabile che il suo aerosol arrivi nella mia vettura, sarà talmente diluito o annientato da raggi ultravioletti e ozono che non riuscirà a raggiungermi”.

Gaetano Massimo Macrì

Fonte: Ettore Guerriero, Istituto sull'inquinamento atmosferico, email ettore.guerriero@iia.cnr.it

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