Focus: La Grande Guerra

I luoghi del conflitto

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di Emanuele Guerrini

Informatica: Sono più di 10.000 i toponimi dei teatri bellici della Grande Guerra identificati grazie allo studio di testi, bollettini e documenti delle forze armate. La ricerca condotta da Paolo Plini del Cnr-Iia ha popolato e sviluppato una banca dati online che rende possibile una maggiore conoscenza degli eventi

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L'Istituto sull'inquinamento atmosferico (Iia) del Consiglio nazionale delle ricerche ha sviluppato un progetto di analisi di testi relativi alla Grande Guerra (1915-1918), finalizzato alla ricerca dei nomi dei luoghi coinvolti dalle attività militari. I toponimi sono un elemento fondamentale per conservare la memoria di un episodio bellico e individuare le azioni di guerra, la posizione e gli spostamenti di reparti e truppe.

“Lo studio ha previsto l'acquisizione dei testi, l'estrazione e la ricerca delle varianti formali e lessicali delle denominazioni delle località, l'attribuzione di coordinate geografiche, la catalogazione dei nomi in un database e la diffusione dei risultati”, racconta Paolo Plini del Cnr-Iia. “I circa 300 testi utilizzati come fonti fino ad oggi comprendono i bollettini della guerra, le relazioni ufficiali italiane e austro-ungariche e i riassunti storici dei corpi e dei comandi delle forze armate. Inoltre, sono state consultate monografie su azioni di unità combattenti o sulle fortificazioni, guide illustrative dei campi di battaglia, testi dedicati ad aree di combattimento, raccolte fotografiche e itinerari storico-escursionistici. Il materiale proveniente dal web ha rappresentato un mezzo efficace per integrare quanto estratto dai testi al fine di posizionare correttamente i siti”.

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Per la ricerca è stato utilizzato un Sistema informativo geografico (Gis) al fine di registrare, analizzare e visualizzare le informazioni derivanti da dati geografici geo-riferiti, caratterizzati cioè da una precisa posizione nello spazio. “La copertura territoriale del progetto ricade nei confini associati alla Grande Guerra, seguendo la linea del confine del 1915 dal Passo dello Stelvio al Carso triestino, estendendosi verso i territori occupati durante le undici battaglie dell'Isonzo e a quelli interessati dagli eventi successivi alla battaglia di Caporetto”, continua Plini. “Successivamente l'area è stata allargata includendo i siti della cosiddetta 'Linea Cadorna' e i siti dove le truppe italiane combatterono in Francia e sul fronte albanese-macedone-greco“.

Ad oggi sono stati identificati e archiviati oltre 10.500 siti. “Grazie alla versione online del Gis è possibile cercare i toponimi in italiano, tedesco, sloveno e in friulano. Posizionando il cursore sulla mappa, il sistema restituisce il nome attuale del sito attingendo dal serbatoio di tutte le occorrenze toponimiche registrate”, spiega il ricercatore Cnr.

Lo studio non è privo di complessità. “I toponimi si presentano spesso con grafie diverse o con errori, a causa dell'eterogeneità delle fonti. Le trasformazioni del territorio hanno a volte comportato ripercussioni sulla toponomastica e sulla cartografia, rendendo difficile il posizionamento dei siti. Alcune località, ad esempio, hanno visto affiancare toponimi in altra lingua o sostituire i nomi in italiano, a seguito della variazione dei confini tra le nazioni. Numerose località legate alle dodici battaglie dell'Isonzo si trovano attualmente in territorio sloveno”, conclude Plini. “Per identificare i siti e gestire le informazioni relative alla toponomastica, abbiamo dovuto reperire l'attuale nome delle località e il corrispondente nome italiano. Lo stesso si è dovuto fare per il tedesco a proposito di quelle località che, durante la guerra, si trovavano nel territorio dell'Impero austro-ungarico. Nella zona del Friuli sono stati inoltre acquisiti, ove disponibili, i nomi locali”.

Il progetto ha fatto parte delle iniziative programmate e finanziate nel 2014 dalla Struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale. Dal 2016 è proseguita con risorse Cnr.

Fonte: Paolo Plini, Istituto sull'inquinamento atmosferico del Cnr , email paolo.plini@cnr.it -

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