Focus: Fellini e Sordi

Anita nella Fontana e i monumenti-oggetto

la dolce vita
di Mirna Moro

Le immagini di film come "La dolce vita" di Federico Fellini hanno fatto conoscere in Italia e all'estero le nostre bellezze monumentali e paesaggistiche. Da Fontana di Trevi a via Veneto, da piazza del Popolo alla via Appia, fino al Colosseo, questi siti e le altre città d'arte oggi sono meta di un turismo di massa, spesso poco civile e rispettoso. Il lockdown ci ha mostrato gli spazi urbani come non li avevamo mai visti prima, con monumenti e scenari immersi in un'atmosfera metafisica. Si può ripartire da quest'esperienza per progettare forme di turismo dove la conoscenza torni a essere il cuore del viaggio

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“Marcello, come here! Hurry up!". È l'invito rivolto a Marcello Mastroianni da Anita Ekberg, nei panni della star americana Sylvia, mentre si immerge nelle acque scroscianti di Fontana di Trevi. Era il 1960 e da quel frame de “La dolce vita” di Federico Fellini il monumento romano si fissa nell'immaginario internazionale a simboleggiare la bellezza, la vitalità, la voglia di rinascere dell'Italia dopo le ristrettezze del Dopoguerra. Grazie alle produzioni cinematografiche americane, che girano a Cinecittà anche per i costi inferiori a quelli hollywoodiani, molti monumenti romani e italiani diventano icone dell'immaginario internazionale, aumentando l'interesse a visitare le città d'arte. "I film restituiscono un Paese 'povero, ma bello', con una concentrazione di natura, paesaggi, monumenti, siti archeologici senza pari, cui si aggiungono la genuinità e lo spirito di accoglienza degli italiani. I set e gli scenari romani dei film degli anni Sessanta, quali fontana di Trevi, piazza di Spagna con la scalinata e la fontana della Barcaccia, piazza del Popolo con il caffè Rosati, via Veneto, il Colosseo, sono ancora oggi tra le principali mete di turismo per chi giunge nella Capitale", spiega Sandra Fiore, storica dell'arte ed esperta in Beni culturali, giornalista dell'Ufficio stampa Cnr. "Tuttavia, se negli anni '50 e '60 era ancora lontano il fenomeno dell'overtourism, questi siti oggi sono soffocati dai grandi circuiti del turismo di massa, fruiti da visitatori frenetici".

La dolce vita

Le grandi città d'arte sono travolte da un “mordi e fuggi” che nulla ha a che fare con la dimensione autentica del viaggio, inteso come esperienza conoscitiva. “La massificazione del desiderio turistico, camuffata da libertà di movimento, è avvenuta all'interno di una logica industriale che ha distrutto la dimensione simbolica del viaggio, trasformandolo in una 'fuga d'evasione' da fare in tempi e luoghi deputati, e soprattutto passando sempre alla cassa”, spiega Rodolphe Christin nel volume “Turismo di massa e usura del mondo” (Elèuthera). "Il lockdown invece, come per miracolo, ha restituito i centri storici nella loro originaria bellezza, immersi in una dimensione quasi irreale. Bisogna appunto ripartire da questa nuova esperienza per adottare il paradigma di un'offerta sostenibile, che contempli anche le criticità sanitarie. Del decongestionamento beneficeranno i visitatori nell'approccio più meditato alle opere e ai centri storici liberati dal superaffollamento", continua la giornalista del Cnr.

Gli scenari storici dei film anni Cinquanta-Settanta, da “Vacanze romane” di William Wyler a “Un americano a Roma” di Steno, dai “Soliti ignoti” di Mario Monicelli al “Conformista” di Bernardo Bertolucci, sono divenuti troppe volte oggetto di atti vandalici e di manifestazione di inciviltà. "Si va dalle cartacce, gomme da masticare, bottigliette gettate a terra ai danni perpetrati ai monumenti”, prosegue Fiore. “Per arginare il fenomeno e per restituire il decoro urbano, il governo capitolino, ad esempio, ha adottato una serie di misure che obbligano a un distanziamento dalla Barcaccia, vietano di sedersi sulla scalinata di Trinità dei Monti e impongono una recinzione intorno alla fontana di Trevi. A Venezia, le navi da crociera non potranno più sostare nel bacino di San Marco". 

Si sa che il turismo è una voce economica strategica per il nostro Paese: nel 2019 la percentuale di contributo totale al Pil ha raggiunto il 13%, si legge nel "XXII Rapporto sul turismo italiano", curato dall'Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo del Consiglio nazionale delle ricerche; un settore che in questo periodo ha subito una forte battuta di arresto. Da dove ripartire allora? Addio alle mostre blockbuster, sui soliti grandi nomi della pittura, realizzate per battere cassa. “Bisogna tornare a fare emergere l'anima espositiva dei musei, facendo conoscere al grande pubblico collezioni dei depositi e incentivando l'attività didattica e di ricerca”, ha spiegato Vincenzo Trione, accademico ed esperto di arte al Corriere della sera.

"Il 9 giugno, settant'anni dopo i bombardamenti del 1943, la Pinacoteca di Brera ha riaperto e ha fatto subito il tutto esaurito, nonostante gli ingressi contingentati e l'obbligo di prenotazione on line. A Roma il 1 giugno è tornato visitabile il Colosseo: vi si può accedere dopo aver misurato la temperatura con un termoscanner e con mascherina obbligatoria durante la visita”, precisa l'addetta stampa Cnr. “Ma si può ripartire anche promuovendo la conoscenza di alcune zone delle città poco frequentate rispetto alle mete canoniche. A Roma, molte associazioni propongono il quartiere Ostiense-Testaccio, un museo a cielo aperto per la street art, il quartiere Coppedè ispirato all'eclettismo; tra i musei, la centrale Montemartini in via Ostiense o la Casina delle civette di Villa Torlonia, con le vetrate di Duilio Cambellotti. Da promuovere, anche i musei a cielo aperto, come i parchi storici". A Firenze è tornato visitabile il giardino di Boboli, caratterizzato da architetture rinascimentali e barocche. “Abbiamo seguito l'indicazione del Comitato tecnico-scientifico della Presidenza del Consiglio di aprire gradualmente prima i parchi monumentali e i musei con meno di 100mila visitatori annui e, solo successivamente, i musei grandi”, ha affermato Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi.

Recentemente è stato presentato a Napoli il manifesto della Città metropolitana “La cultura come cura, la cura come cultura. Spazio e sicurezza, per il turismo sostenibile ai tempi del Coronavirus”, redatto da un gruppo di esperti cui ha preso parte anche Roberta Varriale, dell'Istituto di studi sulle società del Mediterraneo e Marcella De Martino dell'Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo, entrambi del Consiglio nazionale delle ricerche. Il testo contiene precise indicazioni su come far ripartire il settore attraverso il recupero, il rilancio e la valorizzazione di percorsi: dalle ville pubbliche ai giardini, passando per le scale monumentali, dal trekking ai grandi itinerari nei Campi Flegrei, sul Vesuvio, lungo la Costiera sorrentina, percorrendo la Rotta di Enea e il Cammino delle acque. Tante le proposte per "una fruizione non massificata, non congestionata, non stagionalizzata, bensì lenta, slow, accessibile, ecologica, capace di rispettare natura, cultura e sicurezza delle persone”, ha dichiarato il sindaco  di Napoli Luigi de Magistris.

"L'Italia ha tutte le possibilità culturali e scientifiche per proporre un'offerta sia formativa che esperienziale alternativa al cosiddetto turismo selfie: dalle vie della transumanza, diventate patrimonio immateriale Unesco, alla visita dei borghi appenninici, dal cicloturismo agli itinerari sacri, ce n'è per tutti i gusti", conclude Fiore.

Mirna Moro

Fonte: Sandra Fiore , Ufficio Stampa del Cnr, Roma, email sandra.fiore@cnr.it

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