Focus: Clima

Aspettando Parigi

 tavola rotonda 'Capire per Agire. Verso la Conferenza Parigi Clima 2015′
di Cecilia Migali

Scienziati francesi del Cnrs e italiani del Cnr si sono dati appuntamento a Roma, in vista della prossima conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, per ragionare insieme e con il pubblico sulle conoscenze acquisite e le possibili soluzioni al problema. Rapporto tra clima e inquinamento, strategie di adattamento ed effetti a lungo temine del mutamento in corso i temi affrontati

Pubblicato il

In occasione della Cop21, la conferenza sul clima prevista a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre, l’Ambasciata di Francia in Italia, l’Institut français Italia e il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) hanno organizzato la tavola rotonda 'Capire per Agire. Verso la Conferenza Parigi Clima 2015′, nel corso della quale esperti francesi e italiani, moderati da Mario Tozzi, si sono confrontati sugli aspetti più dibattuti del cambiamento climatico.

Aprendo i lavori Catherine Colonna, ambasciatrice di Francia in Italia, ha affermato la necessità di una conversione ecologica: “Da Parigi deve uscire un accordo universale legalmente vincolante, è fondamentale l'apporto di tutti i Paesi perché i cambiamenti climatici riguardano tutti”. “È importante capire prima di prendere delle decisioni. Oggi abbiamo a disposizione molte conoscenze scientifiche e mi auguro siano di supporto alle decisioni politiche che saranno prese”, ha aggiunto Luigi Nicolais, presidente del Cnr.
In merito al global warming, Laurent Bopp del Centre national de la recherche scientifique (Cnrs) ha sottolineato che “la tendenza in aumento è ormai accertata e la posta in gioco è tutta nel contenere i due gradi di temperatura strettamente legati all’abbassamento delle emissioni da gas serra”. Per Massimiliano Pasqui dell’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr, anche se il sistema climatico è caotico e di non facile prevedibilità, la mutazione in atto è sotto gli occhi di tutti: “Circa 1/3 del cambiamento climatico osservato della temperatura dell’aria nel bacino del Mediterraneo in estate è ascrivibile al riscaldamento globale. Le conseguenze sono diverse a seconda delle zone per effetto dell’alterazione non solo del ciclo stagionale della temperatura, ma anche di quello dell’acqua, con impatti spesso negativi su raccolti e attività produttive in genere. Ignorare questi cambiamenti nella costruzione di nuove politiche agricole, per esempio, mancando di mettere in atto adeguate strategie di adattamento, ha un costo elevatissimo. È necessario, oltre al contenimento delle emissioni di inquinanti, stabilire un nuovo rapporto di cooperazione tra le dinamiche del sistema biofisico (clima, suolo, colture) e quelle del sistema sociale (scelta di nuove politiche e azioni degli agricoltori)”.

Di interazione tra clima e inquinamento atmosferico ha parlato Maria Cristina Facchini, dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Cnr. In particolare la ricercatrice si è soffermata sulla composizione e proprietà dell’aerosol atmosferico organico e sulle connessioni con il fitoplankton marino, cioè l’insieme dei minuscoli organismi marini capaci di fotosintesi. “Il plankton marino riveste un ruolo rilevante nel bilancio globale del carbonio terrestre e nel ciclo biogeochimico della CO2, il gas ad effetto serra più importante”, ha spiegato. “Esso produce anche materiale organico che si concentra sulla superficie degli oceani e viene poi trasferito in atmosfera dallo spray marino prodotto dai moti delle onde. Lo spray marino, una sorta di impalpabile nebbiolina che il vento solleva dalla spuma marina, è ricco di materia organica e contribuisce alla formazione delle nubi che riflettono nello spazio una parte della radiazione solare incidente, generando quindi un effetto di raffreddamento sul clima della Terra, che riduce in parte il riscaldamento causato dai gas serra”.
Molti argomenti, dunque, e la comune urgenza di agire in modo finalmente concreto per evitare scenari inquietanti. “Corriamo il rischio di arrivare a un punto di non ritorno: avremo carestie e siccità e come conseguenza sociale un aumento delle migrazioni”, ha concluso Pascale Delecluse del Cnrs. “Oltre alla mitigazione, da Parigi deve arrivare anche un accordo per aiutare i Paesi in via di sviluppo”.

Fonte: Maria Cristina Facchini, Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima, Bologna, tel. 051/6399563 , email mc.facchini@isac.cnr.it - Massimiliano Pasqui, Istituto di biometerologia, Sezione di Roma , email m.pasqui@ibimet.cnr.it -

Tematiche