Editoriale

Per la 'verità' ci vuole metodo. E virgolette

Attribuire la colpa alla 'società', come si diceva sempre nel secolo scorso, sarebbe però una semplificazione del tutto erronea. Il sistema della ricerca 'ufficiale' ha le sue responsabilità nell'attuale spaccatura, quanto meno rispetto alla sua scarsa capacità di comunicare e di confrontarsi con gli stakeholder e con l'opinione pubblica. Per fortuna, le cose sotto questo aspetto stanno cambiando velocemente.  Un piccolo contributo l'abbiamo voluto dare con questo numero dell'Almanacco della scienza, nel cu
di Marco Ferrazzoli

Si va stabilendo l'equivalenza tra le varie opinioni anche sui temi scientifici che, per giudicare, richiedono competenze precise. Le ragioni sono molte, ma non basta attribuire la colpa alla 'società': anche il sistema della ricerca ha le sue responsabilità. I ricercatori del Cnr spiegano come la scienza debba seguire procedure condivise e prudenti

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Lo sgomento dei ricercatori è forte a livello internazionale, ma noi dobbiamo cercare di comprendere questo tipo di atteggiamenti contestualizzandoli nel nostro Paese. Intanto, l'Italia è così fortemente radicata nella sua straordinaria cultura umanistica da considerare talvolta 'inferiori' le discipline scientifiche, ma anche la matematica o l'economia, almeno per il bagaglio necessario alla persona comune. Inoltre, l'enorme gap che ci separa rispetto agli altri paesi europei e 'avanzati' nel rapporto tra

Nel secolo scorso molti erano convinti che la scomparsa delle fedi trascendentali, ritenute ree di oscurarne il lume, avrebbe consentito alla ragione di risplendere fulgidamente. Invece ai nostri giorni, con la secolarizzazione religiosa e la perdita di autorevolezza delle ideologie e delle istituzioni politiche, anche la verità scientifica sembra essere entrata in crisi.

In nome di una malintesa 'democrazia' si va stabilendo spesso l'equivalenza tra le varie opinioni anche su temi che, per essere giudicati, richiedono competenze precise. Nelle ultime settimane diversi casi hanno tenuto banco: in particolare, quello del 'cocktail' ideato dalla Stamina Foundation, di cui si è consentita prima l'applicazione e poi la sperimentazione sull'onda emotiva sollevata da un programma televisivo (una situazione che a molti ha ricordato il 'protocollo Di Bella'), e quello dell'assalto portato allo Stabulario dell'Università di Milano dagli animalisti di Stop Green Hill, che ha provocato danni per centinaia di migliaia di euro e mandato in fumo mesi di ricerche su malattie quali Alzheimer, Parkinson, Sla.

Lo sgomento dei ricercatori è forte a livello internazionale, ma noi dobbiamo cercare di comprendere questo tipo di atteggiamenti contestualizzandoli nel nostro Paese. Intanto, l'Italia è così fortemente radicata nella sua straordinaria cultura umanistica da considerare talvolta 'inferiori' le discipline scientifiche, ma anche la matematica o l'economia, almeno per il bagaglio necessario alla persona comune. Inoltre, l'enorme gap che ci separa rispetto agli altri paesi europei e 'avanzati' nel rapporto tra sistema della ricerca e imprese, ben più ampio di quello che pure ci penalizza sul piano dei finanziamenti alla ricerca pubblica, incide anche nella scarsa percezione dell'utilità pratica della scienza a livello generale.

Non si può poi negare che noi italiani abbiamo una certa tendenza al 'particulare', a causa della quale assumiamo spesso la posizione più conveniente in luogo di quella più giusta: la enorme quantità di opere pubbliche bloccate dalla 'sindrome nimby' ne è un chiaro esempio, come pure la lamentela a posteriori per i danni conseguenti alle 'calamità naturali', cui si associa una capacità preventiva scarsissima. Ma, soprattutto, il nostro Paese si caratterizza quale 'società della sfiducia' e le leadership scientifiche, ancorché siano meno toccate dal processo di diffuso scetticismo, non ne sono esenti.

Su questioni come l'omeopatia, le cosiddette medicine alternative, le diete e l'alimentazione, la climatologia o la produzione di energia nucleare, si registra così una tendenza al sensazionalismo mediatico e alla diatriba manichea, più che al ragionamento e al confronto, alternando l'affastellamento di notizie confuse e contraddittorie al silenzio disinteressato.

Attribuire la colpa alla 'società', come si diceva sempre nel secolo scorso, sarebbe però una semplificazione del tutto erronea. Il sistema della ricerca 'ufficiale' ha le sue responsabilità nell'attuale spaccatura, quanto meno rispetto alla sua scarsa capacità di comunicare e di confrontarsi con gli stakeholder e con l'opinione pubblica. Per fortuna, le cose sotto questo aspetto stanno cambiando velocemente.

Un piccolo contributo l'abbiamo voluto dare con questo numero dell'Almanacco della scienza, nel cui Focus monografico i ricercatori del Cnr si sono prestati a spiegare come la 'verità' scientifica sia raggiungibile solo mediante metodi condivisi, che consentano di replicare i risultati a chiunque, e prudenti. Senza mai dimenticare che qualunque 'verità', nella scienza, è tale solo fino a prova contraria. Le virgolette sono quindi d'obbligo.