Editoriale

Razionalizzare per competere

inguscio
di Marco Ferrazzoli

“I finanziamenti sono importanti, ma molto importante è la loro qualità”, ha sottolineato il nuovo presidente Cnr, Massimo Inguscio. Questo comporta l'adozione di scelte, per puntare ad alcuni obiettivi strategici e partire dai giovani migliori

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Nelle scorse settimane si è dibattuto molto di politica della ricerca e questa è senz'altro una novità positiva, poiché è indice di attenzione al comparto e perché è sempre bene che gli stakeholder si confrontino tra loro. Riassumere tale dibattito non è facile, poiché la ricerca scientifica è una realtà complessa, per la varietà di posizioni e interessi in gioco e per le sue dimensioni e articolazioni. Proprio questo potrebbe essere, anzi, il punto di partenza per un possibile ragionamento: razionalizzare è indispensabile per competere in un mercato globale della conoscenza così caotico e affollato e per ottimizzare le risorse italiane destinate all'innovazione, ahinoi storicamente scarse soprattutto per la mancanza di un contributo privato proporzionato a quello degli altri paesi avanzati.

“Certo, i finanziamenti sono importanti, ma molto importante è la loro qualità”, ha sottolineato il nuovo presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Massimo Inguscio. Questo comporta l'adozione di scelte: non è un'impresa da poco, le ipotesi in merito sono diverse. Ma il tentativo che ora si può e deve operare, anche per rispondere al lento e faticoso percorso di uscita dalla crisi economico-finanziaria, è quello di raccogliere tutti gli sforzi - di governo, enti pubblici, università, imprese – intorno ad alcuni obiettivi strategici. Cioè mirati alla convergenza dei risultati che sempre la ricerca si pone: avanzamento culturale, sviluppo sociale, miglioramento della qualità della vita delle persone, competitività delle aziende.

Un altro elemento illuminato dai media di recente è quello della mobilità intellettuale: l'Italia vede molti suoi giovani brillanti andare all'estero e la cosa è senz'altro utile, attesta la loro qualificazione e la dimensione internazionale per la quale la ricerca è stata pioniera. Il vero problema, come sappiamo, è che non ci siano le condizioni per far rientrare coloro che lo vogliono e soprattutto per attrarre giovani stranieri. In tal senso qualche segnale si muove e dobbiamo essere ottimisti e fiduciosi, due atteggiamenti che peraltro, per i ricercatori, sono un requisito professionale.

È anche per questo che, come ha detto il presidente Inguscio, l'eccellenza deve essere raggiunta traguardando i giovani: “È da giovani che si è più curiosi, più creativi, più pronti a cogliere quelle deviazioni dai percorsi tradizionali verso frontiere non interdisciplinari che a volte, a sorpresa, puntano al nuovo. È dunque di fondamentale importanza dare la possibilità ai giovani meritevoli di entrare da subito in un mondo della ricerca sempre più competitivo a livello internazionale”.

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