Editoriale

Una settimana da Nobel

Quest'anno a far parlare è stato soprattutto il Premio per la Pace, assegnato al dissidente cinese Liu Xiaobo, mentre tra quelli scientifici le maggiori polemiche hanno investito la Medicina, con il riconoscimento al fisiologo ed embriologo Robert Geoffrey Edwards.
di Marco Ferrazzoli

I riconoscimenti per la Fisica e la Chimica hanno premiato ricerche, sul grafene e la progettazione molecolare, che potranno incidere in modo fondamentale nella vita quotidiana di ciascuno di noi. E nelle quali gli italiani e il Cnr sono presenti con risultati di eccellenza

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Quest'anno i Nobel ci aiutano particolarmente a capire quest''utilità' anche pratica. Il grafene, il materiale per i cui studi sono stati premiati Andre Geim e Konstantin Novoselov dell'università di Manchester, è considerato in qualche modo, per le sue proprieta' rivoluzionarie, l'erede della plastica.

L'assegnazione dei Premi Nobel è per la comunità scientifica un po' quello che, un tempo, il Festival di Sanremo e la Lotteria di Capodanno rappresentavano per le famiglie italiane. Non soltanto un momento di grande forza emotiva, in cui attesa, auspici, previsioni si affastellano fino alla scoperta dell'esito finale, ma soprattutto un'occasione per discutere, confrontarsi, ragionare insieme.

Quest'anno a far parlare è stato soprattutto il Premio per la Pace, assegnato al dissidente cinese Liu Xiaobo, mentre tra quelli scientifici le maggiori polemiche hanno investito la Medicina, con il riconoscimento al fisiologo ed embriologo Robert Geoffrey Edwards.

Sono passate un po' in secondo piano due sezioni che invece, dal punto di vista scientifico, hanno una straordinaria importanza:  Fisica e Chimica. Due materie legate, per molti, ai ricordi scolastici di interrogazioni ed esami inquietanti, che cerchiamo di 'rimuovere' una volta scampati agli obblighi formativi. In queste occasioni, per chi fa comunicazione scientifica, è invece doveroso fare comprendere quanto, dalle ricerche in tali discipline, derivino conoscenze che, a cascata, incidono in modo fondamentale nella vita quotidiana di ciascuno di noi.

Quest'anno i Nobel ci aiutano particolarmente a capire quest''utilità' anche pratica. Il grafene, il materiale per i cui studi sono stati premiati Andre Geim e Konstantin Novoselov dell'università di Manchester, è considerato in qualche modo, per le sue proprieta' rivoluzionarie, l'erede della plastica. Struttura sottile, trasparenza e densità, conduttività straordinaria lo rendono ideale per la realizzazione di dispositivi elettronici sempre più efficienti, economici e di dimensioni ridotte, prospettando ulteriori avanzamenti in una tecnologia di cui non dobbiamo certo sottolineare l'importanza. Ma, come dice Geim, è persino difficile immaginare "cosa potremo fare con questo materiale", che potrebbe essere impiegato anche per sequenziare il Dna o per costruire particolari sensori per l'inquinamento.

I ricercatori dell'Istituto per la microelettronica e microsistemi del Consiglio nazionale delle ricerche conducono da decenni studi precursori, dal 2005 hanno avviato l'attività sperimentale sul grafene e i loro lavori sono stati più volte citati dai due Nobel. La prima osservazione diretta dei 'plasmaroni', le quasiparticelle fondamentali per decifrare le proprietà elettroniche di questo materiale, finora predette su basi puramente teoriche, è invece frutto di una collaborazione internazionale che coinvolge il laboratorio Nest del nostro Istituto di nanoscienze e della Scuola normale superiore di Pisa.

L'Istituto officina dei materiali (Iom-Cnr) si occupa delle applicazioni del grafene in campo ambientale, mentre nel Laboratorio europeo per la spettroscopia non lineare (Lens) del nostro Istituto nazionale di ottica è partito il progetto Atom based nanotechnologies con l'obiettivo di comprendere fino in fondo le proprietà di questo materiale. Alcuni lavori dell'Ism-Cnr in questo settore datano addirittura al 1983!

Per la chimica, invece, il Nobel è andato ai giapponesi Akira Suzuki ed Ei-ichi Negishi e all'americano Richard Heck per i loro lavori di sintesi organica tesi a formare molecole sempre più complesse, che si spera aprano nuove frontiere in campo farmaceutico, in agricoltura e nell'elettronica. Sei anni fa (lo stesso giorno dell'assegnazione del Nobel!) l'area del Cnr di Bologna ha dedicato un tributo al collega nipponico, il 'Suzuki Day', e alla sua reazione di cross coupling (accoppiamento incrociato). Su una variante della reazione di Suzuki si basa inoltre la metodologia di sintesi di molecole fluorescenti per impiego in campo  biotecnologico che ha portato alla nascita di una societa' spin-off del nostro Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività, Mediteknology.

Insomma: nei settori di frontiera, la ricerca italiana è sempre presente e l'assegnazione dei Nobel è un'occasione per ricordarlo. Certo, resta il rammarico per la mancanza di nostri studiosi dall'albo dell'Accademia svedese, soprattutto perché esso rappresenta il riconoscimento complessivo di un sistema-ricerca. Purtroppo, invece, gli ultimi ricercatori italiani hanno vinto il Nobel per ricerche condotte in laboratori stranieri.

Torna alla mente in quest'occasione anche l'accesa polemica sulla mancata assegnazione del premio per la Fisica al nostro Nicola Cabibbo. Il grande fisico italiano, scomparso nei mesi scorsi, sarà ricordato al Festival della Scienza di Genova dal presidente del Cnr, Luciano Maiani, il prossimo 2 novembre: diamo appuntamento a quanti potranno esserci.

Marco Ferrazzoli