Cinescienza: Mission impossible

Polvere killer

Locandina film Mission:Impossible
di Emanuele Guerrini

Nel film "Mission: Impossibile-Fallout" una squadra speciale della Cia deve bloccare un gruppo terroristico intenzionato a far esplodere degli ordigni radioattivi per seminare il panico e arrivare al potere mondiale. Matteo Guidotti dell'Istituto di scienze e tecnologie chimiche “Giulio Natta” del Cnr, esperto di rischi non convenzionali, radiologici e nucleari, spiega gli scenari di pericolo connessi alle differenti armi e dispositivi di questo tipo

 

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Un gruppo terroristico progetta un attacco nucleare per gettare il mondo nel caos, con l’intenzione di preparare il terreno per l’instaurazione di un nuovo ordine mondiale. La Cia affida alla sua squadra esperta in missioni impossibili di intercettare la compravendita di plutonio necessario alla costruzione degli ordigni e di sventare così la catastrofe. Entrano in azione anche i servizi segreti britannici e altri gruppi estremistici, seguendo ciascuno i propri interessi. Questa la trama di "Mission:Impossibile-Fallout", sesto film dell’omonima saga che vede Tom Cruise protagonista e produttore e della quale si attende l’uscita del nuovo capitolo nel 2023.

Abbiamo parlato dei diversi tipi di rischi correlati a dispositivi e armi nucleari con Matteo Guidotti, primo ricercatore dell'Istituto di scienze e tecnologie chimiche “Giulio Natta” (Scitec) del Consiglio nazionale delle ricerche, esperto sulla prevenzione e protezione dai rischi chimici, biologici, radiologici e nucleari e recentemente eletto nel Consiglio consultivo scientifico dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw). “Dobbiamo distinguere tra rischio radiologico e nucleare: il primo riguarda la contaminazione da radionuclidi, un inquinamento da sostanze radioattive nell’ambiente, che, nel peggiore dei casi, può durare anche per centinaia di anni. Il rischio nucleare è invece quello legato alla detonazione di un ordigno bellico a fissione o a fusione, che oltre a effetti devastanti immediati può essere causa di danni a lungo termine sull’uomo e l’ambiente, tramite la ricaduta di pulviscolo radioattivo, detto fallout”, precisa Guidotti. “Nel corso di un conflitto, il bombardamento accidentale o intenzionale di una centrale elettronucleare o di depositi di materiale nucleare, sia esso combustibile o scorie, è un ulteriore rischio per le persone e l’ambiente”.

Lo scenario raccontato nel film è quello di un utilizzo di un ordigno nucleare. Tra le potenze nucleari, oltre a quelle che hanno vinto la Seconda guerra mondiale, figurano India, Pakistan, Cina, Israele e la Corea del Nord. “Le armi di questo tipo possono essere strategiche o tattiche: le prime più potenti, utilizzabili a lungo raggio, con effetti più significativi e con una funzione di deterrenza; le seconde, più facilmente trasportabili e progettate per un utilizzo diretto sul campo di battaglia ma utilizzabili anche da qualche centinaio di chilometri”, spiega il ricercatore del Cnr-Scitec. “Le armi nucleari tattiche possono essere utilizzate come una sorta di super bomba per espugnare bersagli non raggiungibili con armi convenzionali o per sfruttare gli effetti dell’intensissimo impulso elettromagnetico iniziale della detonazione, in grado di mettere fuori uso tutti i dispositivi elettronici nei paraggi, creando un blackout temporaneo a vantaggio dell’attaccante.

Centrale nucleare

Centrale nucleare

Non esistono solo i missili intercontinentali a lunga gittata, come nel caso di Stati Uniti e Russia, ma anche testate nucleari che possono essere lanciate da sommergibili a propulsione atomica, come nell’arsenale del Regno Unito”.

Durante la Guerra Fredda erano stati sviluppati cannoni convenzionali in grado di lanciare ordigni tattici nucleari a decine di chilometri. "Ci sono poi organizzazioni clandestine e gruppi terroristici che minacciano di destabilizzare l’ordine mondiale, come nella trama del film, con l’uso di armi nucleari a basso potenziale, con l’ausilio di sistemi rudimentali: sono piccoli dispositivi, ma sempre molto più potenti di una bomba a base di esplosivo convenzionale”, spiega l'esperto. La minaccia più subdola, è quella della cosiddetta "bomba sporca" radiologica, "cioè un sistema improvvisato di dispersione di materiale radioattivo, dove a un esplosivo convenzionale, per esempio dinamite, viene addizionata una sorgente radioattiva, magari prodotta per usi pacifici e leciti, come le attività di medicina nucleare. In questo caso, la detonazione della bomba polverizza il materiale radioattivo favorendone la dispersione nell’ambiente, con effetti molto più gravi e prolungati”.

bombe a mano e proiettili

Bombe a mano e proiettili

Recuperare il pulviscolo, il fallout, generato da questo tipo di detonazioni soprattutto in aree metropolitane è estremamente difficile. “Si tratterebbe di rimuovere letteralmente uno strato di superficie della città, con modalità e costi improponibili. Questo materiale, come la polvere, si deposita e infila ovunque”.

Risultano quindi importanti le operazioni di prevenzione e di intelligence per ridurre il rischio di una minaccia nucleare. “Esistono dei trattati che bandiscono del tutto le armi chimiche e biologiche, ma non quelle nucleari. Per queste ultime alcuni accordi internazionali hanno previsto una loro riduzione e non proliferazione, ma non una messa al bando. Vi sono quindi degli organismi sovranazionali di controllo, come l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea o Iaea nella versione inglese), che verificano secondo il diritto internazionale, ad esempio, che gli arsenali non crescano a dismisura, che non ci siano armi non dichiarate o che le centrali elettronucleari non vengano utilizzate per la produzione di materiale fissile per scopi bellici”, approfondisce il ricercatore. A volte però, per ragioni geopolitiche, le operazioni di verifica e controllo non sono possibili o lo sono solo in parte e vengono pertanto utilizzati altri canali di monitoraggio. “Per fortuna non è così facile acquisire determinati componenti per fabbricare ordigni nucleari”, conclude Guidotti. “Su queste merci sono possibili attività di controllo da parte dell’intelligence e delle forze dell’ordine, in modo da poter tracciare ed eventualmente profilare membri di organizzazioni criminali”.

Una scena del film Mission:Impossible

Una scena del film Mission:Impossible

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