Focus: Animali

Spillover? Ce lo andiamo a cercare

Copertina del volume Pandemia e pandemie da salto di specie
di U. S.

Dell’argomento si parla nel volume “Pandemia e pandemie da salto di specie. Emergenza o convivenza?”, a cura di Gaetano Penocchio, presidente della Federazione nazionale Ordini veterinari italiani (Fnovi), con Carmelo Lentino e Roberto Messina. Il libro propone una serie di contributi e interviste, tra cui quella di Mario Tozzi divulgatore e geologo del Cnr, che riportiamo per cortese concessione dell'editore Academ

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Basteranno i vaccini per evitare future pandemie da salti di specie? O dobbiamo prepararci ad un’emergenza continua?

Penso che il pericolo della pandemia non si possa azzerare ma che dobbiamo imparare a conviverci. Le ultime nove pandemie che abbiamo conosciuto nascono però dalla scellerata politica ambientale dell'uomo e, soprattutto, dalla deforestazione. All'origine del contagio ci sono animali il cui habitat è stato messo in stato di stress dallo stravolgimento dell'ambiente.

Quali sono stati gli errori più evidenti nella gestione dell’emergenza sanitaria? A cos’altro siamo chiamati a prestare attenzione, al di là della profilassi medica, per evitare questo e futuri proliferare di contagi?

Nella gestione dell’emergenza, anziché agire in modo proattivo, si sono inseguiti gli eventi, arrivando sistematicamente in ritardo. E questo ha contribuito alla inevitabile diffusione incontrollata dell’epidemia. È importante ricordare quanto sia necessario cambiare approccio, passando dalla reazione alla prevenzione. Un cambiamento che diventa fondamentale per la nostra sopravvivenza perché, se non si comincia ad agire subito, le future pandemie scoppieranno più spesso e più rapidamente, e avranno una letalità addirittura più alta di quella causata dalla Covid-19. Per prima cosa, come spiegano gli studiosi, è fondamentale ridurre il contatto tra fauna selvatica, bestiame allevato e uomo, preservando gli habitat naturali delle specie animali non umani.

Ci sono stili di vita che possono essere utili a prevenire un’altra dirompente pandemia?

I germi patogeni sono parassiti obbligati che evolvono insieme con gli altri viventi e alcuni di essi, dopo millenni di adattamenti biologici, hanno cominciato a convivere con noi traendone e concedendo vantaggi, come ad esempio la microflora intestinale. Con altri non è mai stato raggiunto un equilibrio epidemiologico, come il plasmodio della malaria. Altri ancora, come Sars-Cov-2, sono del tutto nuovi e cercano di replicarsi furiosamente diventando minacce letali. Contro questo i sapiens hanno inventato i vaccini, che sono stati praticati fino dalla notte dei tempi ma che oggi hanno un contenuto biotecnologico eccezionale. Pur essendo indispensabile produrre vaccini e cure per debellare le pandemie una volta che si sono conclamate, però, la vera sfida è prevenirle. L’impresa è possibile, ma per riuscirci bisogna ristabilire un rapporto corretto con la natura, virando verso forme di vita - ossia di produzione, di consumo, di mobilità e di insediamento - ispirate a sobrietà, rigeneratività e armonia.

I cambiamenti di uso del suolo e l’intensificazione degli allevamenti intensivi amplificano i rapporti sapiens-fauna domestica-fauna selvatica. La deforestazione è spesso il preludio a queste attività antropiche e alle sue conseguenze sanitarie, come dimostra il caso del virus Nipah (Malesia 1998), probabilmente legato all’intensificarsi degli allevamenti intensivi di maiali al limite della foresta, dove cioè si disboscava per ottenere terreni a spese dei territori di pertinenza dei pipistrelli della frutta, portatori del virus. Lo spillover viene favorito laddove si impiantano allevamenti intensivi e monoculture, come le palme da olio, a spese della foresta tropicale, cioè dell’ambiente in cui la fauna selvatica è più ricca per numero di specie e di individui e dove, di conseguenza, i patogeni sono più presenti e importanti.

Virus Sars_CoV2

Se non terremo la guardia alta sulla tutela ambientale e la prevenzione e se non cambieremo rotta con maggiore consapevolezza del pericolo, quindi, le pandemie potranno rappresentare una minaccia quasi costante?

È difficile da accettare, ma anche la pandemia Covid-19 che ci ha messo in così grande sofferenza dipende dalle azioni scriteriate dei sapiens ai danni dell’ambiente. E non è la prima volta: il 70% delle malattie infettive emergenti deriva da un’interazione più o meno diretta fra animali selvatici, addomesticati e sapiens. Il commercio illegale di animali selvatici vivi e di parti del loro corpo - nel caso di Sars-Cov-2 è stato imputato quale vettore dell’agente virale il pangolino cinese, le scaglie della cui corazza lo rendono ambito dai bracconieri - è un veicolo per vecchie e nuove zoonosi, aumentando il rischio di pandemie: non è la prima volta che si sospetta che l’ospite intermedio di una malattia infettiva sia un animale vivo venduto in un mercato cinese. Tutto questo porta a inevitabili spillover e ricade sotto la nostra responsabilità. Con la distruzione dell’ambiente naturale e delle foreste distruggiamo anche il nostro naturale antivirus più efficace.

Sta inoltre cominciando a essere inquadrabile scientificamente anche il legame diretto fra diffusione del virus e particelle di condensazione atmosferiche, in pratica l’inquinamento dell’aria. Non sfuggirà certo che la provincia di Hubei è una regione estremamente degradata dal punto di vista della qualità ambientale in generale e atmosferico in particolare, cosa che favorisce virus e malattie respiratorie. Lavori recenti hanno ipotizzato che la presenza di inquinanti atmosferici quali particolato (Pm10, Pm2,5), ossidi di azoto e di zolfo e condizioni meteorologiche come temperatura, grado di umidità, velocità del vento, possano condizionare la stabilità di Mers-CoV e Sars-CoV-1 ed è ipotizzabile un simile effetto anche per il Sars-CoV-2. In uno studio pubblicato sull’”International Journal of  Environmental Research and Public Health” e condotto dall’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati del Cnr, dal Gipsa-lab del Grenoble Institute of Technology e dalla Fondazione E. Amaldi, si è indagata la possibile correlazione tra inquinamento atmosferico, dati meteorologici e focolai Covid-19 sviluppati in Lombardia. I risultati ottenuti mostrano una significativa correlazione tra insorgenza dei sintomi da Covid-19, inquinamento atmosferico e condizioni climatiche registrati in Lombardia tra febbraio e marzo 2020.

La maniera di comunicare le pandemie è da rivedere?

L’errore è fermarsi alle interviste e non risalire alla fonte scientifica originaria, agli studi, alle pubblicazioni. La mancanza di chiarezza alimenta i falsi miti sull'ambiente come sul Coronavirus, che con Sapiens abbiamo cercato di smascherare. Ci sono tanti programmi anche validi che descrivono il nostro Paese, il patrimonio ambientale e culturale italiano. A noi con la nostra trasmissione interessa però anche raccontare delle storie e costruirci sopra un ragionamento, applicando il metodo scientifico. Nell’ultima edizione della trasmissione per trattare la pandemia siamo partiti dai versi di “L'ultima ora di Venezia”, “il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca”, e dal sistema di lazzaretti di cui Venezia si era dotata per permettere alla città nei secoli di continuare a fare commercio e politica, scampando ai pericoli di epidemie. Chiunque arrivava, merci e persone, era sottoposto a quarantena prima di entrare in città e in Europa.

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