Saggi: Movimento

Ricercatori di professione: talento, passione e...

Copertina del volume L'apprendista stregone
di Azzurra Malgieri

"L'apprendista stregone" (Luiss University Press), nuovo saggio di Daniele Archibugi, è al tempo stesso un divertente racconto e una guida per orientarsi tra le regole e i rituali della comunità accademica e scientifica. Un ventaglio di "consigli, trucchi e sortilegi per aspiranti studiosi"

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Il libro “L’apprendista stregone” (Luiss University Press) nasce dai corsi organizzati dal Consiglio nazionale delle ricerche e che avevano come titolo "Metodi e obiettivi dell’attività di ricerca. Consigli ai giovani ricercatori. Promossi da Daniele Archibugi", con la docenza di ricercatrici e ricercatori del Cnr. I corsi fornivano ai giovani informazioni basilari su quelle che oggi vengono chiamate soft skills e che si possono identificare in capacità relazionali, lavoro di squadra, comunicazione, imprenditorialità e management. In una comunità scientifica sovra-affollata, sempre più competitiva e spesso litigiosa, non basta avere innato talento e passione per conseguire il successo: occorre anche sapersi districare nel ricercare finanziamenti, saper gestire un progetto di ricerca, saper valorizzare i risultati conseguiti.

Quell’esperienza, integrata con analoghe iniziative svolte presso l’Università di Londra e la Venice International University, è ora racchiusa in questo volume. L’autore prende per mano l’aspirante studioso ed esplicita quel che in molti casi si tramanda nella pratica. Scritto per essere interattivo, si consiglia al lettore di leggerlo con la matita in mano per svolgere i tanti esercizi che l’autore propone. Tra i vari aspetti trattati dal libro: scegliere i propri mentori, creare la propria comunità professionale e riuscire a pubblicare.

Per quanto riguarda i mentori, Archibugi fa notare che si tratta di una delle scelte più importanti di uno studioso, anche se molti giovani si abbandonano al caso. È invece opportuno fermarsi e valutare non soltanto le capacità scientifiche dei propri maestri, ma anche la loro voglia e capacità di trasferire conoscenze agli “apprendisti”. Alcuni fortunati trovano quello giusto, ossia colui che incoraggia costruttivamente i propri meno stagionati collaboratori. A coloro che non ci riescono, sono suggeriti piccoli stratagemmi per riuscire lo stesso a “rubare” il mestiere alle persone con più esperienza.

Il testo fa anche presente quanto sia importante per uno scienziato in divenire inserirsi in una collettività professionale. Tramite alcuni esercizi, il lettore ha la possibilità di verificare in che misura partecipa attivamente alla vita della sua comunità scientifica. Ci sono giovani che restano confinati nel proprio dipartimento e non ricercano collaborazioni al di fuori. Ma questa strategia potrebbe pregiudicare la partecipazione a progetti di ampio respiro e, nel lungo periodo, l’istituzione di appartenenza potrebbe addirittura risultare una gabbia dalla quale non si riesce più a fuggire. In una comunità scientifica che è sempre più globalizzata diventa indispensabile che ciascun componente abbia un invisibile college ampio e articolato, condizione spesso indispensabile non solo per acquisire fonti di conoscenza, ma anche per partecipare a progetti internazionali (basti pensare, ad esempio, ai programmi quadro della Commissione Europea).

Una parte estesa è dedicata alle strategie per pubblicare i propri lavori su quelle riviste autorevoli diventate depositarie dell’avanzamento delle conoscenze. Nell’epoca del publish or perish, uno studioso - sia da giovane che da vecchio - deve imparare ad affrontare quegli antagonisti invisibili rappresentati dai referees anonimi. Sono loro le vere bestie nere che rovinano le giornate dei giovani, anche se poi, rammenta l’autore, tutti i membri della comunità scientifica sono obbligati a passare di lì: da un lato, sono autori bastonati ingiustamente dai referees, ma dall’altro si trasformano anche loro in referees e quindi in implacabili castigatori.

Per quanto assai pragmatico nel fornire consigli, sembra che Archibugi non prenda troppo sul serio la missione dello scienziato. Il libro è pieno di aneddoti che ne rendono la lettura assai scorrevole. L’ironia che percorre il libro non risparmia neppure l’autore, che prendendo commiato dai suoi lettori confessa: “mi è venuto il sospetto che quando intonava dà buoni consigli chi non può più dare il cattivo esempio, Fabrizio de André si riferisse proprio a quelli come me”.

titolo: L’apprendista stregone
categoria: Saggi
autore/i: Daniele Archibugi
editore: Luiss University Press
pagine: 216
prezzo: 15,00

 

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