Focus: Energia

Litio, utile al cervello ma senza esagerare

Litio
di Rita Bugliosi

Questo metallo, usato per fabbricare batterie ricaricabili, è impiegato in ambito farmacologico per contrastare vari disturbi, dagli episodi maniacali alla depressione. Ma anche per dare energia al cervello, provocando un aumento di materia grigia in alcune regioni, come chiarisce Antonio Cerasa neuroscienziato dell’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica del Cnr

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Il litio, scoperto nel 1817 dal chimico svedese Johan August Arfwedson, viene utilizzato in vari campi, tra i quali, tramite le batterie ricaricabili, l’alimentazione di dispositivi come cellulari, tablet, notebook, e delle auto elettriche o ibride. È quindi un’importante fonte di energia.

Il litio è però impiegato anche a livello farmacologico. In particolare, è prezioso per il cervello, come spiega Antonio Cerasa, neuroscienziato dell’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica (Irib) del Consiglio nazionale delle ricerche: “Questo metallo leggero elementare viene usato solo come sale di litio, a causa della sua alta reattività intrinseca. Le prime prove come farmaco terapeutico risalgono al XIX secolo; tuttavia, è nel XX secolo che lo psichiatra australiano John F. Cade dimostra, con il primo studio randomizzato in doppio cieco, come esso abbia anche benefici effetti terapeutici come stabilizzatore dell'umore”.

Da allora, comincia a essere usato come farmaco nel trattamento dei disturbi bipolari, soprattutto per i suoi effetti sugli episodi maniacali. “Il disturbo bipolare è un disturbo psichiatrico cronico caratterizzato da fluttuazioni dello stato d'animo in episodi ricorrenti di mania, ipomania (modificazione del tono dell'umore che, pur non raggiungendo la gravità dell'episodio maniacale, altera il normale temperamento di un individuo) e depressione”, chiarisce Cerasa. “Si manifesta in circa il 2% della popolazione e ha un esordio tipico nell'adolescenza o, più raramente, nella tarda infanzia. Il litio è inoltre raccomandato nel trattamento di altre patologie psichiatriche, specialmente in combinazione con altri farmaci”.

Farmaci antidepressivi

Anche se il litio è comunemente utilizzato come farmaco, non sono del tutto chiari i suoi meccanismi d'azione. “Studi recenti suggeriscono che questa sostanza possa esercitare i suoi effetti clinici regolando la neurotrasmissione eccitatoria dei neuroni dopaminergici, le cellule nervose del cervello che producono la dopamina, e dei glutamatergici, che agiscono da autentico combustibile dell'80% delle nostre sinapsi, intervenendo nella formazione dei ricordi, nella gestione dell'attenzione e nella regolazione delle emozioni”, prosegue il neuroscienziato. “A livello inibitorio agisce invece aumentando nel plasma il livello di Gaba (acido gamma-amminobutirrico),  neurotrasmettitore del nostro cervello che agisce come una sorta di  ‘riduttore’ dello stress e dell’ansia, svolgendo un ruolo importante per il benessere emotivo e per l’umore”.

Il litio però sembra anche produrre nuova energia per il cervello. “Stimolando la produzione di fattori neurotrofici (proteina che innesca fenomeni di rigenerazione neurale), oltre a svolgere un’azione neuroprotettiva su persone affette da disturbo bipolare, promuove  la longevità cellulare e la plasticità neurale. Questa evidenza deriva sia da studi su modelli animali sia da studi di neuroimaging su pazienti con disturbi psichiatrici e neurologici, quali la malattia di Alzheimer”, continua Cerasa. “Esso provoca infatti un aumento di materia grigia in regioni chiave del sistema limbico/emotivo come l’ippocampo, l’amigdala e il cingolo anteriore. Questa scoperta coincide anche con studi di risonanza magnetica funzionale che rivelano come il complesso meccanismo multicellulare di efficacia del litio si manifesti in una ri-modulazione più fisiologica (connettività funzionale simile a quella dei controlli sani) delle funzioni cerebrali nelle regioni coinvolte nell'elaborazione e nella regolazione delle emozioni”.

Se preso in quantità eccessive può però provocare tossicità, una sorta di overdose. “Il giusto dosaggio di litio varia da persona a persona, ma alla maggior parte dei pazienti vengono prescritti da 900 a 1.200 milligrammi al giorno, in dosi divise. Alcune persone prendono più di 1.200 mg al giorno, specialmente durante gli episodi acuti; altre possono essere più sensibili a dosi più basse. Nel 2014, per esempio, ci sono stati 6.850 casi segnalati di tossicità da litio negli Stati Uniti. In questo caso, i principali sintomi vanno dal vomito al tremore, fino alla stato confusionale o alla perdita di coscienza”, conclude il ricercatore del Cnr-Irib.

Fonte: Antonio Cerasa, Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica, e-mail: antonio.cerasa@irib.cnr.it

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