Vita Cnr

Biologico, servono più info

Rosa canina
di Roberto Nicchi

L'agroalimentare è un punto di forza del nostro Paese. E il 'bio' può ritagliarsi un ruolo importante nel comparto. Ma servono informazioni maggiori e più complete, per sfatare pregiudizi negativi quali quello della scarsa qualità o del prezzo eccessivo. Se ne è parlato in un recente incontro
 

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L'agroalimentare è un punto di forza del nostro Paese. Grazie alla cucina mediterranea ormai riconosciuta a livello mondiale, alle tante denominazioni (Dop, Igp e Stg) nate allo scopo di certificare la produzione locale, ai sempre maggiori consumatori in cerca di genuinità, alla regolamentazione del settore al fine di garantire attori e acquirenti

Tra le varie sigle, però, quella 'bio' disciplinata dalla Comunità europea dal 2007 è ancora oggetto di qualche incertezza. Se ne è parlato in un convegno tenutosi a Roma, presso il Centro di ricerca per la patologia vegetale, in merito alle modalità di comunicazione dell'agricoltura biologica. Un momento di incontro e dibattito aperto a tutto il settore al fine di individuare percorsi comuni di azione.

Spunto iniziale del dibattito, un'indagine realizzata dal Ceris-Cnr al fine di individuare l'impatto sulla stampa delle informazioni relative ai prodotti del settore, dalla quale emerge che, seppure i media guardino in modo sicuramente favorevole al biologico, l'impatto degli articoli a esso dedicati sono ancora pochi. È emersa dunque la necessità di migliorare l'informazione in merito ai vantaggi derivanti dal consumo di prodotti organici e a far comprendere al pubblico una realtà molto complessa.

Tra gli esponenti di filiera intervenuti al convegno rappresentanti di Assobio, Almaverde Bio, NaturaSi, Enea e del mondo accademico. "Il consumatore non va e non può essere educato solo tramite l'informazione giornalistica. Devono essere le istituzioni, a livello nazionale e locale, a indicare ai consumatori le conoscenze necessarie" ha evidenziato Paola Nobili del Rirab-Rete italiana per la ricerca in agricoltura biologica.

Vanno sfatati miti negativi sul 'bio', per esempio la percezione che si tratti di prodotti di scarto solo perché non hanno lo stesso aspetto invitante di quelli trattati chimicamente. O, cosa non poco rilevante in tempo di crisi, che abbiano un prezzo più alto in rapporto a quello convenzionali. "Già far si che la loro fruizione sia più diffusa all'interno delle mense scolastiche sarebbe un grande passo in avanti", ha sottolineato Paolo Agostini, esperto di ristorazione collettiva.

Consumare prodotti biologici significa consumare prodotti più genuini. Insomma, maggior rispetto per la nostra salute e per l'ambiente. Vanno altresì fornite informazioni corrette e complete, per esempio, in merito agli alimenti 'a Km zero': "Spesso il prodotto è stato sì lavorato in ambito locale, ma contiene ingredienti di provenienza internazionale quali lo zucchero nelle marmellate", ha spiegato Roberto Pinton di Assobio. "Tutte informazioni dovrebbero quindi essere adeguatamente fornite sull'etichetta del prodotto".