Vita Cnr

L'ingegneria nei 150 anni dell'Italia unita

Diga
di Viola Rita

Dell'importanza storica di questa disciplina si è parlato nel convegno ‘Gli ingegneri e l'Unità d'Italia', tenutosi a Roma lo scorso dicembre. Tra i relatori, Fausto Guzzetti dell'Irpi-Cnr, che ha presentato il progetto idrogeologico Aree vulnerate italiane

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Ricostruire la storia del ruolo dell'ingegneria in Italia dall'unificazione a oggi, con particolare attenzione allo studio della difesa e dell'organizzazione della rete idrica nazionale. A questo tema è stato dedicato il convegno 'Gli ingegneri e l'Unità d'Italia', tenutosi lo scorso dicembre al Senato, presso il Chiostro del convento di Santa Maria sopra Minerva. All'incontro, organizzato da Lucio Ubertini, direttore del centro H2cu (Honors Center of Italian University) dell'Università di Roma La Sapienza, ingegneri ed esperti della materia hanno presentato le loro ricerche sulla disciplina.

Uno dei problemi fondamentali della nazione fin dalle sue origini è stato rendere unitario il sistema di irrigazione, per poter garantire la sicurezza territoriale e alimentare: risalgono proprio a Cavour le prime opere di creazione di  un consorzio idrico.

150 anni dopo è necessaria la stessa sensibilità verso l'argomento del controllo dell'acqua: a questo proposito Fausto Guzzetti, direttore dell'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi) del Cnr, ha presentato sinteticamente il progetto Aree vulnerate italiane (Avi), curato dallo stesso Istituto, in cui i ricercatori hanno realizzato una rete d'informazione sugli eventi storici di frane e inondazioni. "Sono stati registrati circa 30.000 casi dal 1900 a oggi. L'Italia è l'unico paese in Europa e uno dei pochi al mondo ad aver svolto un'analisi così dettagliata, che consente di identificare con grande accuratezza il livello di rischio di perdita di vite umane a causa di questi disastri", ha affermato Guzzetti, "Sempre nell'ambito del progetto, inoltre, sono state effettuate mappe sinottiche che permettono di valutare la situazione di dissesto idrogeologico in atto". 

Durante il convegno, oltre all'attenzione verso la gestione del territorio e del sistema delle infrastrutture, è stata sottolineata l'importanza della formazione di una coscienza professionale condivisa tra gli operatori del settore. "L'insegnamento ha reso unitaria la trasmissione del sapere nelle scuole di ingegneria", ha sottolineato Fabrizio Vestroni, preside  della facoltà di Ingegneria civile e industriale dell'Università La Sapienza di Roma.

"La rivendicazione di un ruolo sociale riconosciuto è stato il filo conduttore di questi 150 anni, dalla prima richiesta di creazione di un albo, che risale al 1875, fino al 2011, anno in cui le iscrizioni sono aumentate del 70% rispetto a qualche anno fa", ha commentato Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri.

 

Fonte: Fausto Guzzetti, Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica, Perugia , email fausto.guzzetti@irpi.cnr.it