Vita Cnr

La risorsa dei sistemi agroforestali complessi

Campo di lavanda
di Francesca Gorini

L’integrazione su uno stesso territorio di specie arboree, coltivazioni e pascoli produce ricadute positive molteplici, a partire da una maggiore tutela della biodiversità e dell’ambiente. Il tema è al centro del progetto Agforward al quale partecipano tre Istituti del Cnr

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L’agroselvicoltura, ossia la coesistenza su uno stesso territorio di sistemi colturali integrati tra colture erbacee, piante legnose perenni e zootecnia, è al centro di 'Agforward’, progetto europeo di durata quadriennale al quale l’Italia partecipa attraverso Cnr, Crea e VenetoAgricoltura. Il progetto, in linea con le più recenti indicazioni comunitarie in materia agroambientale, si pone l’obiettivo di valorizzare e promuovere i sistemi agroforestali come strumento di sostegno allo sviluppo dei territori rurali, ottenendo numerose ricadute positive: dai benefici in termini turistico-paesaggistici alla maggiore tutela dell’ambiente e della biodiversità.

“L’agroselvicoltura è stata la principale forma di uso del suolo fino al recente passato. Dal dopoguerra a oggi, invece, l’agricoltura intensiva, basata su monocolture, forte meccanizzazione e uso imponente di input chimici di sintesi, ha portato cambiamenti sostanziali e ancora non ben valutati nel lungo periodo della fertilità del suolo, con la conseguente perdita di biodiversità naturale e agraria e la scomparsa di risorse genetiche, oltre che del patrimonio culturale tradizionale”, spiega Francesca Camilli dell’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr. “Con 'Agforward’ cerchiamo, quindi, di fare un percorso di innovazione nella tradizione, promuovendo la complessità dei sistemi agroforestali tra le comunità locali che in un territorio vivono e lavorano e tra i turisti che traggono benefici dal paesaggio ben conservato”.

Tre le strutture del Cnr coinvolte, oltre all’Ibimet, l’Istituto di biologia ambientale e agroforestale Ibaf e l’Istituto per la produzione animale in ambiente mediterraneo. Loro compito, assieme agli altri partner italiani, è approfondire lo studio di vari sistemi agroforestali in diverse zone geografiche d’Italia: olivo e pascolo avicunicolo in Umbria, pascolo brado in zone boscate in Sardegna, integrazione della produzione di biomassa legnosa con le colture cerealicole tradizionali e l’allevamento biologico di suini in Veneto.  

“Nella prima fase del progetto tutti i team coinvolti, in Italia e in Europa, hanno avviato un dialogo con le comunità locali allo scopo di coinvolgere gli stakeholder nelle attività di progetto: agricoltori, associazioni di categoria, esperti, consulenti, rappresentanti di enti locali”, aggiunge la ricercatrice. “Attraverso incontri e questionari mirati, messi a punto secondo il protocollo comune del Participatory research and development network, sono emerse opinioni, conoscenze ed esperienze nonché i punti di forza e di debolezza dei sistemi. Da una prima analisi emerge che le maggiori criticità riguardano la complessità della gestione dei territori sotto il profilo tecnico e burocratico-amministrativo. Gli aspetti positivi evidenziati sono invece il maggiore benessere animale, la tutela della biodiversità e dell’ambiente, la diversificazione delle produzioni locali e i benefici paesaggistici sull’offerta turistica. In generale, il progetto permette di capire che i sistemi agroforestali sono una fonte diversificata di servizi ecosistemici, il cui significato va al di là della questione legata alla loro capacità produttiva”.

Sulla base delle indicazioni emerse è stato possibile avviare sperimentazioni comuni tra i vari partner per dare risposte concrete alle esigenze evidenziate dagli operatori: in Sardegna, ad esempio, l’Ispaam-Cnr sta già studiando l’adattamento di specie leguminose da foraggio in pascoli arborati.

'Agforward’ è stato presentato anche all’Expo in un evento organizzato dalla European Agroforestry Federation (Euraf), organismo a cui l’Italia partecipa attraverso la Società italiana di selvocoltura ed ecologia forestale e l’Associazione italiana agroforestazione.

Fonte: Francesca Camilli, Istituto di biometeorologia, Firenze, tel. 055/3033711 , email f.camilli@ibimet.cnr.it

Per saperne di più: - http://www.agforward.eu